Il carro di Santa Rosalia lascia Porta Nuova per dirigersi verso il piano della cattedrale dopo che la storia della patrona di Palermo è stata raccontata con un videomapping sulla facciata del Palazzo dei Normanni. Da 399 anni molti palermitani si affidano all’intercessione della Santuzza. E in massa anche oggi non hanno voluto mancare all’appuntamento con la loro storia di fede.
Il sindaco Roberto Lagalla è al suo secondo Festino. “Rispetto allo scorso anno c’è la stessa emozione nel partecipare a questo evento cittadino ma anche una maggiore speranza – afferma Lagalla sul piano di Palazzo reale – abbiamo raggiunto dei risultati come nel caso dei cimiteri e siamo all’ultimo miglio per ridare certezza finanziaria all’amministrazione comunale”.
Il carro, fatto di materiali riciclati, trasporta una falce di luna, lunga 12 metri, che sostiene il simulacro della Patrona. La statua, per la prima volta, è nel punto più basso del carro, all’altezza del popolo, così come voluto da Biagio Conte, il missionario laico morto il 12 gennaio scorso. Il Festino 2023 è dedicato a lui e al beato Pino Puglisi. “Rosalia pellegrina di speranza” è il titolo di questa edizione che introduce la città nell’Anno Giubiliare Rosaliano, i quattro secoli dalla processione del 1624, ritenuta salvifica, che avrebbe liberato la città dalla peste.
La notte del festino è iniziata con la performance, davanti al Palazzo dei Normanni, di Salvo Piparo e l’esibizione degli acrobati. Sul piano della cattedrale cadono i veli che ricoprono la Santa. La voce narrante è quella di Egle Mazzamuto. Con lei ci sono l’Orchestra giovanile e il coro di voci bianche del Teatro Massimo. Il corteo prosegue lungo la discesa lungo corso Vittorio Emanuele verso i Quattro canti, il teatro del Sole, aperto dai tamburinai della famiglia Auccello. La voce è di Stefania Blandeburgo. Nel cuore della città antica, piazza Vigliena, Rori Quattrocchi recita un testo del drammaturgo Franco Scaldati. Lagalla dal carro saluta la città al grido di “Viva Palermo e viva Santa Rosalia”. Poi gli occhi dei palermitani lasciano il carro e la Santuzza e si rivolgono al cielo per i fuochi d’artifici che illuminano la notte.