Un giorno di lotta per la Pace, di sostegno alla Costituzione e per combattere i nuovi fascismi. Sarà questo il senso della giornata del 79° anniversario della Liberazione di Anpi, Cgil, Arci e delle associazioni riunite nella Rete palermitana per la difesa e l’attuazione della Costituzione – La via Maestra.
Alle 9 al parco Piersanti Mattarella si terrà la consueta cerimonia con le autorità civili e militari. Alle 9.30 la deposizione delle corone di alloro e dei fiori alla lapide dei caduti di Cefalonia e al cippo di Pompeo Colajanni, il comandante Barbato, che contribuì alla Liberazione della città di Torino dai nazifascisti.
Il tradizionale corteo partirà alle 10.15 dal Giardino Inglese e percorrerà via Libertà e via Ruggero Settimo. Arrivo previsto alle 11.15 a piazza Verdi, davanti alla scalinata del Teatro Massimo, dove sarà presente la corale San Sebastiano della polizia municipale di Palermo diretta dalla maestra Serafina Sandovalli. Concluderanno la manifestazione alcuni interventi. Alle ore 19 ai Cantieri Culturali alla Zisa concerto musicale e interventi.
Un 25 aprile di liberazione dalle guerre, per chiedere il cessate il fuoco ovunque e che deve vedere tutti uniti per difendere e attuare la Carta nata dalla resistenza antifascista. Anpi, Cgil, Arci e Rete per la difesa della Costituzione si rivolgono con un appello condiviso all’intera cittadinanza democratica e antifascista perché ci sia il massimo di adesione e perché questo 25 aprile “ci deve vedere più uniti che mai” per respingere gli attacchi alla nostra democrazia parlamentare e i pericolosi tentativi di trasformarla in una “democratura” (simile all’Ungheria di Orban).
Nella locandina della manifestazione è stata scelta la foto che ritrae in mezzo agli altri Vincenzo Agostino, durante un 25 aprile nella salinata del Massimo, per ricordarlo a pochi giorni dalla sua scomparsa.
“C’è la consapevolezza che questa battaglia ha bisogno di essere sostenuta da una larga partecipazione dal basso, indispensabile per difendere e realizzare pienamente quel modello di democrazia e di società configurato dalla nostra Carta costituzionale, che pone alla base della Repubblica il ripudio della guerra, il lavoro dignitoso e sicuro, la libertà e l’uguaglianza di tutte le persone, la solidarietà, i diritti civili, politici e sociali fondamentali, la giustizia sociale e ambientale, anche nell’interesse delle future generazioni”, è scritto nell’appello lanciato dall’Anpi e dalle altre sigle per la giornata di mobilitazione.
L’anno scorso si era inasprita l’aggressione russa all’Ucraina con migliaia di vittime, distruzione la corsa al riarmo che ha coinvolto l’Europa e il nostro Paese. Un riarmo che aveva già determinato un considerevole taglio alle risorse per lo stato sociale, per la sanità e per l’istruzione, ed una crisi energetica, con una inflazione che falcidiava stipendi e pensioni. Quest’anno lo scenario che si presenta è ancora più cupo.
“Con il conflitto israelo-palestinese – continua l’appello – la situazione si è notevolmente aggravata e ha raggiunto livelli inimmaginabili nella striscia di Gaza, dove ben prima del barbaro attacco di Hamas del 7 ottobre scorso, vi era già una sostanziale occupazione israeliana, come anche nella Cisgiordania dove Hamas non è al potere. L’inaudita reazione dell’esercito israeliano, con più di 34.000 civili, tra cui almeno 12.000 bambini morti sotto le bombe o seppelliti dalle macerie, è stata oggetto di specifica denuncia alla Corte Internazionale di Giustizia e il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato una risoluzione per l’immediato cessate il fuoco”.
Sempre nell’appello c’è un passaggio sul governo Meloni, “composto da tre forze culturalmente e storicamente estranee all’arco costituzionale che diede vita all’Assemblea Costituente”.
“Un governo che – continua la nota di Anpi, Cgil, Arci, Rete per la Costituzione – porta avanti un disegno organico di restaurazione autoritaria che punta a stravolgere la Costituzione. La madre di tutte le riforme che il governo si propone di portare a termine è l’elezione diretta del capo del governo, che comporterebbe la subordinazione all’esecutivo del residuo potere del Parlamento e del potere giudiziario”.
Un disegno affiancato da tre progetti complementari. Nell’appello sono elencati: “L’introduzione in Costituzione di un sistema elettorale maggioritario, ancora più iniquo di quello attuale, che ridurrebbe ulteriormente la rappresentatività del Parlamento; la riforma costituzionale della giustizia, che smantellerebbe le garanzie di indipendenza e autonomia della magistratura; il regionalismo differenziato che accentuerebbe le già gravi diseguaglianze territoriali tra Nord e Sud del Paese e cancellerebbe il modello universalistico e solidaristico del welfare previsto dalla Costituzione”.