Anche la città di Palermo ha celebrato l’Eid al-Adha, la Festa del Sacrificio che unisce le comunità musulmane di tutte il mondo e che prevede il tradizionale pellegrinaggio canonico alla Mecca. Questa mattina i fedeli musulmani della nostra città si sono ritrovati per la preghiera collettiva alla spianata del Foro Italico. Con loro erano presenti il sindaco Leoluca Orlando ed il presidente della Consulta delle Culture Adham Darawsha, insieme a molti consiglieri della stessa Consulta.
“La Festa del Sacrifico in ricordo del comune profeta Abramo costruisce un momento importante per la vita della città e per la vita dei musulmani a Palermo. Al termine della preghiera ho espresso il mio apprezzamento alla comunità musulmana presente sul nostro territorio perché elemento importante in una città che è stata è e vuole essere città dell’accoglienza, del dialogo e dell’arricchimento culturale fra fedi e culture. Molto significativo, discutendo dei temi della carità,
della misericordia e del confronto, è stato vedere sullo sfondo a mare l’arrivo di una nave che recava i migranti e quello di una nave da crociera, a conferma della complessità della ricchezza della realtà
palermitana che è un punto di riferimento internazionale a 360°: dal dramma dei migranti alla presenza ormai crescente del turismo”.
“Anche quest’anno – ha commentato Adham Darawsha – abbiamo assistito a questo momento di comunione tra tutte le comunità ed è stato particolarmente apprezzata ancora una volta la presenza del sindaco Orlando, fatto molto importante che testimonia la vicinanza non solo dell’amministrazione comunale ma anche quella dell’intera città verso tutte le comunità islamiche e degli immigrati”
La data di lunedi’ 12 settembre coincide con il decimo giorno del mese lunare islamico di Dhu al Hijjah, la Festa del Sacrificio, una delle piu’ grandi per i fedeli musulmani in cui si celebra la prova superata da Abramo, considerato padre del monoteismo dall’Islam.
Eid al Adha, in arabo “Festa del Sacrificio”, ricorda la vicenda narrata dal Corano della prova di Abramo, che obbedisce all’ordine di immolare il figlio ed al quale, prima che potesse mettere in atto l’azione, viene inviato dal cielo un montone da sacrificare. L’unica differenza del verbo coranico rispetto alla vicenda riportata pure dal libro biblico della Genesi e’ che nella versione giudaico-cristiana il figlio da sacrificare e’ Isacco mentre il Corano parla di Ismaele. La festa viene detta anche Eid Qurban che vuole dire anche Sacrificio, ma che ha un’etimologia anche piu’ profonda; la radice triletterale semitica “Q-R-B” significa “vicinanza” e quindi e’ la festa dell’avvicinamento al Signore. “Eid al Kabir” (La Grande Festa) e “Eid al Nahr” (Festa dello sgozzamento) sono altri nomi; Qurban Bayram nel mondo turco.
Tra i riti della festa, una delle due piu’ grandi in comune tra sunniti e sciiti, vi e’ alla pari di quella della fine del digiuno (al Fitr), una preghiera collettiva seguita dal sermone (khutbah), che deve riguardare non solo le questioni religiose ma l’attualita’ politico-sociale della comunita’. Il rito principale di questo giorno, che avviene in ricordo della prova superata da Abramo, e’ quello di sacrificare una pecora, un montone, un agnello, un cammello (per i piu’ ricchi), un pollo (per chi non se lo puo’ permettere) e di donarne la carne ai poveri ed ai bisognosi. Il rito e’ obbligatorio per i “hujjaj”, i pellegrini della Mecca, mentre e’ un atto meritorio ma non obbligatorio per gli altri musulmani.
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