Poteva scatenarsi una guerra di mafia dopo l’omicidio di Giancarlo Romano allo Sperone. Nel corso delle perquisizioni di questi giorni sono state trovate armi e munizioni. Bisogna fare in fretta ed eseguire gli arresti per evitare altro fuoco.
La Dda di Palermo diretta da Maurizio de Lucia ha delegato la squadra Mobile e la sezione investigativa dello Sco di Palermo di eseguire un’ordinanza custodia cautelare in carcere a carico di 8 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, traffico di stupefacenti e detenzione illegali di armi. Uno è stato portato in carcere dai carabinieri.
Alessio Salvo Caruso, 28 anni, tuttora ricoverato in ospedale e gravemente ferito durante l’agguato di lunedì scorso in cui ha perso la vita Giancarlo Romano, Giuseppe Arduino, 54 anni, Giuseppe Chiarello, 48 anni, Damiano Corrao, alias “kiss kiss”, 62 anni, Francesco Farina, 70 anni, Sebastiano Giordano, 63 anni, Antonio Mazzè, 57 anni, Settimo Turturella, 53 anni, Vincenzo Vella, 58 anni.
L’attività investigativa era già partita da tempo. Lo stesso Giancarlo Romano era indagato in questa inchiesta. L’indagine ha interessato il territorio di Brancaccio e le famiglie mafiose che compongono l’omonimo mandamento cittadino – Brancaccio, Roccella-Guarnaschelli e Corso dei Mille – delineando i nuovi assetti organizzativi delle compagini mafiose.
Nel corso delle indagini sarebbero stati acquisiti elementi in ordine all’ascesa degli attuali referenti del mandamento investigato, che avrebbero assunto la gestione delle principali attività illecite di seguito alla recente pressione giudiziaria ed investigativa che ha coinvolto il mandamento di Brancaccio.
Diversi i casi di estorsione ai danni di attività commerciali di varia natura colpendo con il sistema cd a tenaglia ogni forma di attività commerciale come hotel, officine meccaniche, finanche al venditore ambulante dello street food.
Sempre nelle indagini sarebbe stata accertata la gestione degli indagati delle piazze di spaccio, soprattutto nel quartiere Sperone, dove la pressione criminale della cosca mafiosa si è manifestata attraverso la gestione dei canali di approvvigionamento dello stupefacente, nonché tramite l’esborso di una somma mensile per l’esercizio dell’attività illecita nella zona di interesse.
Gli arrestati avrebbero esteso il loro controllo affaristico nel mandamento nella gestione del gioco e delle scommesse on line, con la predisposizione dei c.d. pannelli “.com”, estranei al meccanismo legale la cui autorizzazione al rilascio è di competenza dell’Agenzia dei Monopoli.
Proprio in questo settore illegale sarebbe scaturito l’omicidio di Giancarlo Romano, indagato nel presente procedimento, nonché nel grave ferimento di Alessio Salvo Caruso, da parte di Camillo Mira che è stato arrestato insieme al figlio Antonio.
“Questa accelerazione investigativa e giudiziaria è anche, certamente, il frutto del recente fatto di sangue avvenuto nel mandamento di Brancaccio, mi riferisco ai fatti avvenuti il 26 febbraio costato la vita a Giancarlo Romano e al grave ferimento di Alessio Salvo Caruso”. Così il capo della Squadra Mobile della questura di Palermo, Marco Basile, incontrando i giornalisti dopo il blit antimafia di stanotte nel mandamento mafioso di Brancaccio,. Inseguito all’ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal gip di Palermo su richiesta della Dda di Palermo, coordinata da Maurizio De Lucia. “Agli indagati sono contestati una quindicina di episodi estorsivi – ha spiegato Basile – ai danni di esercizi commerciali attraverso la tecnica definita ‘a tenaglia’, cioè forme di richiesta del pizzo estese dall’hotel fino ai piccoli e medi esercenti e anche piccoli ambulanti. E’ inoltre stata ricostruita la gestione nel traffico degli stupefacenti, sia per quanto riguarda l’approvvigionamento sia nella richiesta del cosiddetto mensile per la gestione della piazza di spaccio ad altri soggetti”.