Fabio Maggio, 53 anni, Rsu di Tim, è il nuovo segretario generale della Slc Cgil Palermo. Prende il posto di Marcello Cardella. E’ stato eletto dall’assemblea congressuale con 51 voti e tre astenuti, alla presenza del segretario Cgil Palermo Calogero Guzzetta e del segretario della Slc Cgil nazionale Riccardo Saccone.
Dipendente Tim dal 1990, Fabio Maggio è in Slc Cgil dal 2008 ed è stato componente di segreteria provinciale con delega all’organizzazione e alle Tlc, coordinatore regionale con delega alle Tlc e componente del collegio sindacale di Asislt (associazione sanitaria integrativa lavoratori gruppo Tim).
Maggio “Lavorerò in continuità con quanto fatto dal segretario uscente”
“Lavorerò in continuità con quanto fatto dal segretario uscente Marcello Cardella, che ringrazio per l’importante lavoro svolto – ha detto il neo segretario Fabio Maggio – Il momento che stiamo vivendo, la pandemia prima, la guerra poi e da qualche mese un governo di destra alla guida di Comune, regione e governo nazionale, stanno influendo pesantemente sulle sorti dei lavoratori che rappresentiamo”.
Le sfide del sindacato dei lavoratori della comunicazione
Una categoria, quella della Slc Cgil, che nel prossimo futuro avrà molto da lottare per garantire ai lavoratori non solo il posto di lavoro ma anche condizioni dignitose e sicure.
“Il settore delle telecomunicazioni – ha aggiunto Maggio – che a causa della concorrenza spietata ha perso 11 milioni di euro negli ultimi 10 anni, è in grande crisi sia nelle aziende dirette che negli appalti rete e nei call center. La condizione del settore può peggiorare perché il governo, con lo slogan della rete unica, ha deciso di smantellare Tim estrapolandone una parte per fare la rete unica e lasciando in balia del mercato la restante parte che, appesantita dal debito e dagli organici, avrà il destino segnato”.
E prosegue: “Ma il disastro di Tim non produrrà effetti solo sui dipendenti dell’azienda ex monopolista ma ci saranno pesanti ripercussioni sia sull’indotto che sugli atri operator di Tlc. Il settore dei call center, anello più debole della catena, subirà il riverbero delle scelte del settore ma non solo, se non riusciremo ad arginare l’annoso fenomeno delle gare con cui si affidano le commesse al di sotto della paga oraria del settore, continueremo ad assistere a un peggioramento delle condizioni di lavoro degli operatori”.
Su Almaviva
Al centro della relazione, lo ‘snellimento’ della più grande azienda di call center italiana, Almaviva che nel 2016 contava circa 5mila lavoratori e adesso ne conta circa 700, con la perdita di tutte le gare di appalto, che sono via via scadute.
“Non si sono persi posti di lavoro ma le condizioni dei lavoratori, quasi tutti part time, sono sempre più peggiorate – denuncia Maggio – Una nota particolare va dedicata al regalo natalizio fatta dal ministero della Salute ai lavoratori di Almaviva, addetti al servizio 1500, emergenza Covid, che durante la pandemia hanno dato un contributo fondamentale ai cittadini. Si sono visti recapitare, nonostante le promesse e le rassicurazioni, la comunicazione che la commessa non verrà più rinnovata e di conseguenza la messa in Cig a ore dal 1 gennaio”.
“Produzione culturale paga prezzo più elevato”
Altro settore sul quale pesano le scelte delle istituzioni è quello della produzione culturale, con i teatri palermitani in grande sofferenza economica a causa del dissesto di Comune e Regione. “Ma il prezzo più elevato lo paga l’anello più debole della catena che, nel caso della produzione culturale, è rappresentato dagli attori e dalle maestranze che lavorano in modalità intermittente, atipica e discontinua – continua Maggio – Anche l’emittenza pubblica e Poste italiane, settori dove insiste una grandissima influenza del governo, stanno attraversando un momento di grande cambiamento industriale e organizzativo, peggiorando sempre più le condizioni dei lavoratori sia nell’ambito professionale che economico”.
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