Un tira e molla estenuante durato tutta la legislatura, il referendum che manda ulteriormente in tilt il sistema smontando pezzi della ‘Delrio’, ma soprattutto una gigantesca incompiuta che piace a pochissimi.
Il caso della riforma dell’ex Province siciliane, annunciata oramai quasi cinque anni fa in diretta tv dal presidente della Regione, e mai completata del tutto, anzi, torna nuovamente in Aula. Stavolta per valutare anche la reintroduzione del voto diretto da parte dei cittadini.
Ad esempio nel ddl, in esame alla commissione Affari Istituzionali si prevede soprattutto l’elezione diretta del consiglio, del presidente o del sindaco metropolitano nel caso di Palermo, Catania e Messina ed anche la riduzione del 50 per cento del costo degli organi elettivi.
L’Ars quindi potrebbe lavorare a questo testo base avviando così un nuovo percorso legislativo che potrebbe essere esaminato prima della pausa estiva dell’Assemblea.
L’idea di tornare alle Province è tornata fortemente di moda fra quasi tutte le forze politiche dopo il referendum costituzionale di dicembre. Così, già in gennaio, molti strenui sostenitori della riforma renziana poi bocciata sonoramente degli italiani, si sono interrogati sull’opportunità di un ritorno al voto nelle Province aprendosi a questa possibilità.
Sul pasticcio siciliano pesa anche la relazione della Corte dei Conti sezione di controllo dopo l’analisi della situazione finanziaria negli enti di aria vasta.
I giudici hanno certificato un calo di quasi un terzo rispetto al passato della riscossione delle imposte e dei tributi e soprattutto il dimezzamento dei servizi resi ai cittadini con gravi situazione determinatesi soprattutto per i servizi per i disabili e quelli di supporto alle scuole di secondo grado; nei casi più gravi, si segnalano situazioni di notevole arretrato nel pagamento degli stipendi, nella manutenzione e messa in sicurezza del patrimonio edilizio, nella manutenzione e messa in sicurezza delle strade.
La situazione più critica è quella dei Liberi Consorzi ancora commissariati, ma non è florida nemmeno quella delle tre Città Metropolitane.
“Cancellare la non riforma del non governatore Crocetta è quanto mai opportuno, ridare la parola ai cittadini è doveroso. Che le Province non siano però ricettacolo di politicanti trombati che vogliono rimanere a tutti i costi nel giro, ma enti d’importanza strategica affidati a una classe dirigente seria e preparata”, dice oggi Eusebio Dalì, commissario provinciale di Forza Italia a Palermo, rimarcando il tema politico della vicenda.
Va detto che il centrodestra non ha mai digerito la riforma ed adesso può contare sul sostegno di pezzi della maggioranza. Chi non vuol saperne proprio di resuscitare le Province sono i 5 Stelle che tuttavia hanno aspramente criticato ciò che è stato partorito in questi cinque anni di legislatura.
Il testo che approda all’Ars è ovviamente un passo propedeutico, ma bisognerà comprendere se ed eventualmente cosa verrà partorito dall’Aula dopo questo ennesimo passaggio.
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