“Sì, lo ammetto, sono un evasore!” Comincia così un post su facebook di un palermitano. Poco importa che si tratta del Portavoce del Presidente dell’assemblea regionale siciliana. Un residente a Palermo che racconta, non senza ironia, la storia ‘buffa’ (o forse tragica) nella quale è incappato dopo aver pagato le tasse locali, in questo caso la Tasi.
“Proprio ieri, il Comune di Palermo mi ha beccato – racconta su facebook fabio de Pasquale – notificandomi un avviso di pagamento e invitandomi a saldare il mio debito entro 60 giorni. Mi contestano che nel 2014 non avrei versato una parte della Tasi pari allo 0,16%. La differenza è di 52 centesimi di euro, che per comodità arrotondano a 1 euro”.
Dunque evasore con tanto di cartella esattoriale per 52 centesimo di errore. “Su questa somma dovrò anche pagare 30 centesimi di sanzione e 1 centesimo di interessi: totale 1,31 euro – aggiunge de De Pasquale che però precisa – ovviamente a me costerà dieci volte tanto, perché il Comune vuole anche il pagamento di altri 8,75 euro per spese di notifica”.
Totale 10 euro e 6 centesimi per aver evaso l’enorme cifra di 52 centesimi, palesemente un errore. “Ora, mi chiedo – conclude – ma la verifica del pagamento, l’accertamento dell’evasione e la contestazione quanto è costata alle casse pubbliche? Certamente più di 1,31 euro. Caro Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo, ma ne valeva la pena? -aggiungendo in chiusura un ironico – Chapeau!”.
La vicenda è singolare ma sembra non sia neanche troppo rara. verfiiche che sembrano essere davvero al limite del persecutorio visto che al malcapitato un errore di 52 centesimo costerà quasi 20 volte tanto, mentre gli evasori totali restano diofficili da scovare. in questo caso di può parlare di cartelle pazze o no? E la domanda che sorge spontanea e appare legittima è: quanto costa all’amministrazione un simile accertamentoc he poi porta nelle casse comunali qualcosa più di un euro?
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