La corte d’appello di Palermo, accogliendo le richieste della procura generale, ha condannato 12 persone accusate di estorsione e di un traffico di droga tra la Sicilia, la Campania e la Lombardia.

Il procedimento nasce da un’indagine del 2014 della dda di Palermo sulla cosca mafiosa di Brancaccio. A capo del clan, storicamente guidato dai fratelli Graviano, c’era Natale Bruno, che ha scelto di essere processato con il rito abbreviato. Il boss si vantava di essere stato allevato alla scuola del padre dei Graviano, Michele.

A 10 anni è stato condannato Giuseppe Furitano, a 5 anni e 8 mesi il collaboratore di giustizia Francesco Paolo Valdese, a 2 anni e 2 mesi Pietro La Vardera, a 3 anni e 7 mesi Vincenzo Di Piazza, a 6 anni e 8 mesi Cristian Balistreri, a 3 anni Patrizio Catanzaro, a 2 anni e 8 mesi Giuseppe Cusimano, a 4 anni e 4 mesi Mario Iannitello, a 4 anni e 2 mesi Claudio Crocillà, a 3 anni e 11 mesi Vincenzo Montescuro, a 3 ani e 9 mesi Santo Cozzuto e 4 anni Egidio Zucchini.

L’inchiesta ha confermato il ruolo che il racket del pizzo ha ancora nella gestione delle casse di Cosa nostra che, però, per arrotondare è tornata al vecchio affare della droga. Assolto in primo grado il cantante neomelodico Gianni Clemente. Per lui il pg non ha fatto appello.