Inizia fra le polemiche il processo a 31 fra imprenditori e commercianti del quartiere Palermitano di Brancaccio al tempo stesso vittime e complici degli estorsori della mafia, Sono tutti accusati non solo di non aver denunciato le richieste estorsive ma di averle perfino negate nonostante le intercettazioni che le rendevano evidenti.
All’udienza preliminare né il Comune di Palermo ne le associazioni di categoria dei commercianti si sono costituite parte civile. Le uniche a presentare istanza in questo senso sono le Associazioni, Addio Pizzo, Fai e Sportello solidarietà.
Il processo è stato rinviato di tre mesi e il giudice si pronuncerà sull’ammissione delle parti sono il 18 giugno.
C’è ancora tempo per la Costituzione
In realtà la legge prevede che per la costituzione di parte civile ci sia ancora tempo. Potrebbe avvenire nella prossima udienza preliminare o anche nella prima udienza dell’eventuale processo ordinario.
Confcommercio annuncia che non si tirerà indietro in questa vicenda “Confcommercio Palermo si è sempre costituita parte civile nei processi di mafia che riguardano estorsione ed usura. Laddove ce ne sarà la possibilità tecnica, a seguito dell’annunciata contestazione dell’aggravante di aver favorito Cosa Nostra, lo farà anche in occasione del processo ai commercianti di Brancaccio che non hanno denunciato prima e non hanno ammesso neanche dopo. La cultura della legalità è nel Dna della nostra associazione. Ci siamo costituiti parte civile anche nel processo “Stirpe” che vede imputati i presunti mafiosi di Brancaccio e nel contesto del quale sono poi emerse le imputazioni di favoreggiamento nei confronti dei commercianti” dice Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo e delegata nazionale ai temi della legalità e della sicurezza dopo la prima udienza del processo nei confronti di 31 commercianti del quartiere Brancaccio accusati di favoreggiamento per avere negato di avere pagato il pizzo.
Una storia molto brutta
“Questa è una storia molto brutta, il comportamento di questi commercianti perpetua un sistema che danneggia l’economia sana della città che negli ultimi anni ha imparato a sviluppare gli anticorpi e l’impermeabilità alle richieste di pizzo. Anche chi non denuncia danneggia l’economia sana e contribuisce alla sovraesposizione delle vittime che hanno scelto di denunciare. I fatti confermano che ci sono quartieri di Palermo dove lo Stato deve far sentire ancora di più la sua presenza. In ogni caso, denunciare è una scelta necessaria oltre che un dovere civico”.
“Confcommercio Palermo – conclude la Di Dio – da anni fa la propria parte, anche a livello nazionale, promuovendo il rispetto della legalità e mettendo a disposizione gli sportelli antiracket e antiusura che servono a supportare le vittime sotto tutti gli aspetti che riguardano l’accompagnamento alla denuncia. È importante che tutte le forze sane della città facciano quadrato attorno a questi temi, evitando pericolose frammentazioni”.
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