Ha preso il via oggi, davanti al gup di Palermo , il processo a mafiosi ed estortori del clan di Brancaccio. Nel corso dell’udienza due imprenditori vittime del racket si sono costituiti parte civile con l’assistenza dell’associazione Addiopizzo.
Gli imputati
Imputati esponenti mafiosi della cosca di Brancaccio-Ciaculli come Giuseppe Arduino e Vincenzo Vella che rispondono a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, traffico di stupefacenti, detenzione illegale di armi e favoreggiamento.
Le parole di Addiopizzo
“Le collaborazioni di chi si è opposto alle estorsioni si inseriscono in un territorio dove nel recente passato trentuno commercianti sono stati, invece, rinviati a giudizio per favoreggiamento, perché negando agli inquirenti di avere pagato la cosiddetta messa a posto a Cosa nostra hanno aiutato i mafiosi ad eludere le indagini”, dice Addiopizzo. Alcune delle vittime che hanno negato le richieste estorsive sono nuovamente a giudizio nel procedimento che si è aperto oggi. “Non ci si può più affidare soltanto al lavoro di magistrati e forze dell’ordine, ma è necessario che chi governa e amministra crei un’alternativa sociale ed economica a Cosa nostra che nelle periferie, con le sue attività illecite, costituisce oramai un ammortizzatore sociale”, prosegue l’associazione.
Il sequestro a Siracusa
La Direzione investigativa antimafia ha posto sotto sequestro il tesoro riconducibile al boss di Pachino Salvatore Giuliano, che ha subito una condanna a 24 di reclusione per associazione per delinquere di stampo mafioso ed estorsione, ed ad altre nove persone a lui legate.
Il tesoro del boss
Sono stati “congelati”, in attesa della confisca, un’ impresa individuale, la totalità dei beni aziendali e strumentali, una società di capitali e l’intero compendio aziendale della stessa, una autovettura, 24 beni immobili (terreni e fabbricati), rapporti bancari e postali di valore non inferiore ad euro mille euro, per un valore complessivo presunto di circa 3 milioni di euro.
La carriera di Giuliano
Salvatore Giuliano, 61 anni, secondo la informazioni fornite dalla Dia, fin da giovane ha iniziato la sua scalata nella criminalità organizzata al punto da costituire un clan che porta il suo nome, che ha come base operativa la zona sud del Siracusano, in particolare il territorio compreso tra Pachino, la sua città di origine, e Portopalo di Capo Passero. Parte del suo potere lo deve, secondo quanto emerge nelle inchieste dei magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catania, dal suo legame con il clan Cappello di Catania.
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