L’avvocato Alessandro Del Giudice, arrestato la scorsa notte nel corso dell’operazione Araldo con l’accusa di concorso in associazione mafiosa e usura nel corso degli anni si sarebbe fatto portatore di messaggi dei fratelli Giovanni, detenuto a Napoli, e Pietro Formoso.
“Tu domani non devi andare a Napoli. Ho da darti un documento postale da recapitare”, diceva Pietro Formoso all’avvocato. “Non c’è problema, più tardi ci vediamo”, rispondeva Del Giudice. Il 20 dicembre del 2013 anche Pietro Formoso veniva arrestato e l’avvocato lo andava a trovare in carcere.
“Lui mi serve solo per cose tecniche non mi serve per altro”, diceva Pietro Formoso ai familiari. L’attività difensiva l’aveva affidata ad un altro legale. L’avvocato si sarebbe prodigato per organizzare incontri e portare i messaggi di Formoso all’esterno del carcere: “Aspè… ora ti do un pezzettino di carta… tieni qua… mettiti questo coso nella tasca e poi te lo leggi… levati qua per ora…”, diceva Formoso mentre infilava la mano nella tasca dei pantaloni e passava un foglietto all’avvocato.
Formoso a volte non usava parole tenere nei suoi confronti: “… cannavazzo gli dici urgentemente che si rompe le gambe viene a farmi il colloquio prima di mandarlo affanculo… ho i miei motivi va bene?”. E ancora diceva ai familiari: “A Del giudice capisci? Non gli dovete dare niente a questo cannavazzo, non gli dovete dare né 200 euro e neanche 50 euro. Lui con la mia faccia è pagato e strapagato. Gli ho portato 50, 60 e 100 clienti. Il caffè a me non me l’ha mai offerto”.