Era stata esclusa dal concorso per 2000 allievi carabinieri in ferma quadriennale perché ritenuta grassa nel corso delle prove psicofisiche. Non ritenendo corretta la valutazione l’aspirante carabiniera palermitana di origini tunisine di 32 anni, assistita dagli avvocati Francesco Leone, Simona Fell e Raimonda Riolo, ha presentato ricorso prima al Tar Lazio e poi al Consiglio di Stato.
I motivi dell’esclusione
La candidata era stata esclusa perché il suo indice di massa corporeo (IMC) e la sua massa grassa erano risultati oltre il limite consentito, il tutto a causa dell’altezza rilevata in sede concorsuale. Dopo le nuove verifiche disposta nel corso del giudizio di primo grado l’interessata risultava in realtà essere più alta e dunque i parametri, comparati alla reale altezza, rientravano nei limiti previsti dal bando.
La sentenza
“La conferma dell’erroneità della citata misurazione – si legge nella sentenza – si evince dagli stessi atti matricolari depositati dall’interessata (e non contestati dall’amministrazione), dai quali emerge che l’altezza dell’odierna appellata, che come dalla medesima riferito è stata nuovamente misurata all’atto del reclutamento, è risultata pari a 172 cm” (e non 170 cm, come rilevato dalla commissione, ndr).
I giudici del Tar hanno accolto ricorso
Pertanto i giudici del Tar hanno accolto il ricorso e il Consiglio di Stato ha respinto l’appello del Ministero della Difesa e confermato la riammissione della candidata che è stata dunque assunta dall’Arma dei carabinieri.
“In molti casi – spiegano i legali dello studio legale Leone-Fell & C. – l’inidoneità ottenuta al termine di una prova e la conseguente esclusione dal prosieguo delle prove di concorso può essere contestata. Non sempre, infatti, le valutazioni della commissione sugli accertamenti psicofisici e su quelli sanitari sono compiute in modo legittimo. Non di rado – precisano i legali che hanno difeso la candidata – le strumentazioni mediche utilizzate sono obsolete e gli esiti possono essere confutati richiedendo al giudice amministrativo la ripetizione dell’esame. Anche questa volta – concludono – siamo riusciti non solo a far riammettere la nostra ricorrente al concorso, ma anche a consentire la sua assunzione”.
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