Il re del’eolico, Vito Nicastri, continua a confermare di aver distribuito tante mazzette a politici e burocrati pubblici. Lui però preferisce definirli “regali”. Ed effettivamente sostiene che quasi mai nessuno chiedeva, era lui che spontaneamente elargiva. E loro incassavano senza battere ciglio. Solo in un’occasione, sostiene al pubblico ministero che lo interroga, c’è stato un rifiuto.
Nicastri ha parlato, secondo quanto riporta il Giornale di Sicilia, nell’ambito di un processo in cui è imputato Marcello Asciutto, funzionario in servizio all’assessorato regionale all’Energia. Il burocrate è sotto accusa perché avrebbe intascato una mazzetta da 30 mila euro per spianare la strada ad un’autorizzazione per un impianto di biometano. Il burocrate sino ad oggi, coinvolto anche in presunti altri giri corruttivi, ha sempre negato un suo coinvolgimento.
Incalzato dalle domande del pm, l’imprenditore alcamese sostiene avrebbe elargito numerose mazzette per favorire le sue pratiche nell’eolico. Soldi che avrebbe distribuito nel periodo in cui si occupa esclusivamente di impianti eolici. Nicastri è molto conosciuto come imprenditore proprio per avere investito in quest’ambito. Avrebbe trovato molte sponde nella politica a certi livelli, come raccontano le cronache giudiziarie. E si parla anche di un suo presunto legame con Matteo Messina Denaro. “Quante persone ho pagato nella mia vita? Tante… – scrive il Giornale di Sicilia a proposito delle rivelazioni di Nicastri -. Un’autorizzazione, diciamo, rilasciata dal funzionario per me valeva qualche milione di euro, per cui andare a concedere, senza che mi fosse stato chiesto, 10 mila euro, 5 mila euro, quelli che erano, era un atto di generosità… di ringraziamento. Solo uno me li ha rifiutati, ma gli altri, magari con un po’ di timidezza o con qualcos’altro…”.
Nicastri era finito nelle inchieste della magistratura trapanese per aver trasferito una parte consistente dei suoi profitti alla cosca di Matteo Messina Denaro. Di questa vicenda aveva parlato il pentito Lorenzo Cimarosa. Per Nicastri è arrivata una richiesta di condanna a 12 anni. L’imprenditore è finito al centro dell’inchiesta sul giro di mazzette che coinvolge diversi funzionari della Regione Siciliana contattati per sbloccare procedimenti amministrativi legati alle energie rinnovabili. Indagati con Nicastri tra gli altri, anche Paolo Arata, ex deputato di Fi, ora vicino alla Lega e con interessi nelle rinnovabili e i figli di Nicastri e Arata.