Solo la discussione generale di quattro disegni di legge all’ordine del giorno, poi più nulla. Altra seduta poco fruttuosa ieri per l’Assemblea regionale siciliana che si è poi riconvocata per il 2 ottobre, martedì prossimo.
In discussione ci sono la revisione dello Statuto, la vendita dei prodotti agricoli, la norma che obbliga a dichiarare l’affiliazione alla massoneria e norme in materia di revisori dei conti. Il termine per la presentazione degli emendamenti, inizialmente fissato per le 20 è stato poi rinviato alle 12 di venerdì. La prossima seduta si terrà martedì 2 ottobre alle 16 ma intanto impazza la polemica soprattutto su due ddl: massoneria e Statuto.
“Noi deputati del gruppo di Diventerà Bellissima abbiamo consegnato stasera alla segreteria generale dell’Ars una dichiarazione scritta in cui certifichiamo di non appartenere ad alcuna loggia massonica” annuncia il capogruppo all’Ars, Alessandro Aricò, che è pure intervenuto in aula durante la discussione del disegno di legge che prevede l’obbligo dei deputati dell’Assemblea Regionale Siciliana e degli assessori regionali di dichiarare l’eventuale affiliazione a logge massoniche o similari.
“Noi siamo per l’assoluta trasparenza e per questo abbiamo fornito sin da ora questa dichiarazione”, ha aggiunto Aricò. “Tuttavia, riteniamo che l’obbligo debba essere introdotto anche per i vertici della burocrazia di Regione, Società partecipate, Ars e Comuni oltre che al momento delle candidature, altrimenti rischia di essere un semplice provvedimento demagogico. – aggiunge – Ci sorprende, pertanto, che il collega Claudio Fava ritenga possa essere da fumetto ampliare la portata di questo ddl includendovi anche le più alte cariche della burocrazia regionale. Inoltre a nostro parere la dichiarazione dovrebbe essere relativa agli ultimi cinque anni”.
Ma la norma avrebbe profili di rischio. “Trovo che il ddl che obbliga i parlamentari a dichiarare l’eventuale appartenenza a logge massoniche, piuttosto che affermare i principi di trasparenza, possa invece alimentare la cultura del sospetto nei confronti proprio della massoneria che, lungi dall’essere una società segreta, esprime al contrario l’impegno etico degli iscritti ad essere costruttori di una società migliore” sostiene Eleonora Lo Curto, capogruppo dell’Udc all’Assemblea regionale siciliana.
“Voterò contro questo ddl perché la massoneria è un’organizzazione assolutamente legale e i registri degli appartenenti sono conosciuti alle Prefetture. L’obbligo di riservatezza ed obbedienza richiesto agli iscritti non può mai violare le leggi e la Costituzione. – aggiunge – Per questa ragione le argomentazioni rese dall’onorevole Fava non trovano alcun fondamento. Brandire l’arma della trasparenza per far votare una legge assurda merita un’opposizione netta. Sui diritti di ciascun cittadino di potersi associare a qualsiasi organizzazione legittima non si possono accettare compressioni”. “All’onorevole Fava voglio ricordare – osserva – che gli ideali, i valori di libertà, i principi morali della massoneria, sono e restano gli stessi che hanno ispirato l’azione politica dei padri della storia del nostro risorgimento colonna portante dello stato repubblicano”.
Si scaglia contro la norma che ridisegna lo Statuto, invece, il deputato Marianna Caronia “Oggi siamo riusciti a bloccare momentaneamente l’iter di un disegno di legge nazionale che potrebbe colpire al cuore l’Autonomia della Sicilia e dei siciliani. L’ARS era infatti chiamata a dare il proprio parere su una proposta di modifica dello Statuto che, di fatto, diminuirebbe in modo drastico la possibilità che l’Assemblea Regionale possa avere un ruolo attivo nei rapporti fra Stato e Regione. Dietro ad una operazione di facciata che parla di “intesa” fra Parlamento nazionale e Assemblea Regionale, si cela infatti un tentativo di “blindare” le modifiche che saranno decise a Roma e sulle quali la Sicilia non avrà di fatto possibilità di intervenire per difendere gli interessi della Sicilia. Adesso dovremo tenere gli occhi aperti perché in un momento di grande confusione istituzionale, norme come questa possono trasformarsi nel grimaldello per scardinare i diritti dei siciliani.”
L’Ars è chiamata a dare parere su un Disegno di legge costituzionale, il n. 29 depositato al Senato, che prevede che le future modifiche dello Statuto Regionale votate dal Parlamento nazionale possano essere respinte dall’ARS solo con un voto a maggioranza dei due terzi ed è questo il nodo della contesa.
Simile la posizione di Vincenzo Figuccia che va oltre “Fa specie vedere come dopo due mesi dal suo insediamento, la commissione statuto di quest’Assemblea inviti la deputazione tutta ad esprimere parere favorevole sul disegno di legge presentato da tre senatori sudtirolesi Durnwalder, Steger e Unterberger recante modifiche sulle procedure di revisione dello statuto – dice Figuccia – Non vi è traccia dei temi che dovrebbero solcare l’attività di questa commissione che ha “parcheggiato” insularità, zone ad economie speciali, defiscalizzazione dei carburanti e altre questioni cruciali tanto attese dal popolo Siciliano. Meglio darsi ai preparativi di quella che è chiaramente una vittoria di Pirro”.
“In merito al principio di insularità, il disegno di legge voto da me fortemente voluto e la proposta di referendum consultivo che prevedono di modificare lo Statuto inserendovi il riconoscimento da parte dello Stato degli svantaggi derivanti dalla condizione di insularità siciliana, si è arenato. Ma la modifica dello Statuto – sono sarcastico – richiede un percorso lungo e quindi è preferibile allungarlo ulteriormente. Già perché l’iter così come previsto dal nuovo testo passerebbe da due a tre mesi. Peraltro, il DL prevede che il diniego alla revisione statutaria richieda i due terzi della maggioranza. Considerando che in Assemblea c’è un assenteismo dilagante, il raggiungimento dei due terzi sarebbe molto difficile e le incursioni riformatrici di Roma sulla nostra Autonomia sarebbero quindi più facili”.
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