“Apprendiamo con grande stupore delle dichiarazioni dell’assessore regionale all’energia, Roberto Di Mauro in base alle quali se in Sicilia, come emerso dal dossier prodotto dall’Anci Sicilia, ci sono le tariffe più alte d’Italia ‘la responsabilità è dei sindaci’. Siamo in presenza di una incomprensibile ed ingiustificabile accusa rivolta a 391 primi cittadini dell’Isola”. Hanno dichiarato Paolo Amenta e Mario Emanuele Alvano, presidente e segretario generale dell’Anci Sicilia in seguito al report presentato sui costi e sulla raccolta. Comuni siciliani, però, che ricorrono all’Antitrust per i costi troppo elevati.
“Ancora una volta al grandissimo senso di responsabilità dei sindaci, al cui operato si deve se la Sicilia nel 2022 ha superato il 53% di raccolta differenziata, si contrappone una fin troppo vetusta logica di sottrarsi alle responsabilità scaricandole sugli altri. L’associazione dei comuni siciliani non si è prestata ieri e non si presta oggi alla logica di puntare il dito contro il Governo Regionale, in carica da troppo poco tempo, attribuendo a quest’ultimo ogni responsabilità. Vogliamo ricordare che all’incontro di ieri hanno partecipato sindaci provenienti da ogni parte della Sicilia e facenti riferimento a tutte le sensibilità politiche”. Aggiungono Amenta e Alvano.
“Ricordiamo però che a tutt’oggi la Sicilia è priva di un piano regionale per i rifiuti – conclude il presidente Amenta – e che al momento numerosi comuni si trovano a fare i conti con un vero e proprio buco di bilancio causati dall’annullamento del decreto regionale che erogava per gli anni 2022 e 2023 i famosi 45 milioni per gli extra costi nel settore dei rifiuti. Sulla legittimità dei costi che vengono praticati dai gestori delle discariche in Sicilia dovrebbe forse vigilare maggiormente la Regione Siciliana, ma essendo mancato un adeguato controllo abbiamo dovuto presentare un ricorso all’Antitrust che ci farà capire se il prezzo praticato è congruo o meno”.
Abuso di posizione dominante da parte degli operatori dei rifiuti a iniziare dalle discariche. E’ l’ipotesi con la quale i comuni siciliani ricorrono all’Antitrust per i costi di smaltimento dei rifiuti non più sostenibili. A questa scelta l’Anci è giunta dopo uno studio della situazione in Sicilia.
Malgrado la raccolta differenziata, che al 2022 secondo i dati di Legambiente, ha superato il 65% su 274 comuni siciliani, per una popolazione complessiva di 2.386.559 abitanti (i dati presentati dal dossier si riferiscono a tutte le tipologie di rifiuti: indifferenziato (RUR rifiuto urbano residuo) umido e altre frazioni i prezzi praticati in Sicilia sul trattamento, conferimento in discarica, selezione e compostaggio, sono abbondantemente superiori rispetto a quelli praticati nel resto d’Italia.
L’analisi dei costi contenuti nel dossier ci ha imposto di verificare attraverso un ricorso all’Antitrust se vi sia da parte degli operatori un abuso di posizione dominante .
Il ricorso, in particolare , si riferisce ai costi applicati da Sicula trasporti srl i cui impianti , come è noto, sono utilizzati da oltre 170 comuni dell’Isola. Più in generale il ricorso serve anche a comprendere quali siano le ragioni dei costi eccessivi che gravano sul sistema dei rifiuti in Sicilia e come si possa intervenire in maniera efficace per evitare l’impatto negativo sui bilanci comunali, sulle tasche dei cittadini e sull’economia dell’Isola.