“Emergenza rifiuti in Sicilia: ormai è strutturale e storica e non nasce con la Lucarelli!”. Questo il titolo di un lunghissimo post su Facebook di Saverio Romano, ex ministro e leader di Cantiere Popolare, che ritorna sulle denunce della giornalista e blogger Selvaggia Lucarelli, in vacanza a Noto e in tour per la Sicilia. Romano traccia un lungo excursus sui provvedimenti in tema di rifiuti, dei vari presidenti della Regione: Angelo Capodicasa, Totò Cuffaro, Raffaele Lombardo, Rosario Crocetta e Nello Musumeci.
“La potenza dei social media – continua Romano – che bene si sposa con l’emergenza rifiuti che tutti possiamo fotografare dal momento che ce li troviamo spalmati sotto casa – fa apparire Selvaggia Lucarelli come la prima ad occuparsene. Purtroppo o per fortuna non è cosi. Sono trascorsi 19 anni dal blocco delle procedure per la realizzazione dei termovalorizzatori, che ha causato tra l’altro il proliferare delle discariche abusive e del disastro ambientale che è sotto gli occhi di tutti. La risposta migliore sarebbe un radicale cambiamento all’approccio del problema con un ciclo integrato che preveda la raccolta differenziata, il trasferimento, il compostaggio ed infine l’incenerimento o la gassificazione.
“Ma come siamo arrivati a questo sfacelo? – aggiunge – Questa la storia recente: nel 2000 il Commissario straordinario, il presidente della Regione Angelo Capodicasa, incarica un comitato scientifico, di redigere un piano per uscire dall’emergenza. Il “Documento delle priorità degli interventi per l’emergenza rifiuti in Sicilia” stabilendo gli interventi prioritari propedeutici al superamento del periodo dell’emergenza e al conseguimento dell’autonomia di smaltimento nell’ambito della Regione, attraverso la ricognizione della dotazione impiantistica dell’isola, del flusso dei rifiuti e dei livelli di raccolta differenziata, individuava e collocava nel territorio la rete impiantistica sia per la frazione umida (impianti di compostaggio) che per la frazione secca (impianti di selezione e valorizzazione).
“Il piano, che seguiva la normativa italiana ed europea, non è però mai stato attuato. Il successore di Capodicasa, Vincenzo Leanza (presidente della Regione dal 26 luglio 2000 al 17 luglio 2001), revocò tutti gli atti del suo predecessore. In seguito, con l’insediamento del governo Cuffaro si cambia completamente la strategia, puntando alla termovalorizzazione della frazione secca.
Nel 2006 il presidente Prodi – ministro Pecoraro Scanio – tolse il Cip6 dagli impianti di termovalorizzazione non ancora costruiti perchè non li riteneva fonti assimilabili alle rinnovabili. Nel luglio 2007 l’annullamento della gara in Sicilia da parte della Corte di giustizia di Lussemburgo perché non conforme alla normativa europea”.
Nel luglio 2010 il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi emana un’ordinanza di protezione civile che nomina Raffaele Lombardo commissario straordinario per l’emergenza rifiuti. L’ordinanza prevedeva che Lombardo potesse usufruire di ampie deroghe alle leggi”.
“Tra il 2010 e il 2012 – con Crocetta presidente della Regione – abbandonata l’idea di realizzare i termovalorizzatori, la Regione ha autorizzato circa 11 milioni di metri cubi di discariche fondamentalmente a quattro soggetti privati, cioè 3 milioni di metri cubi alla Oikos, 3 milioni di metri cubi alla Sicula Trasporti, 2 milioni di metri cubi alla Tirrenoambiente e 3 milioni di metri cubi alla Catanzaro Costruzioni.
Risultato? Nessun impianto pubblico era stato realizzato.
Nel 2014 il rapporto Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha fornito un quadro desolante: in Sicilia il 93 per cento dei rifiuti prodotti viene buttato in discarica, mentre la raccolta differenziata è al palo, e le strutture predisposte per il trattamento dei rifiuti non esistono. Oltre un decennio di poteri commissariali si è spesso ridotto all’apertura o alla estensione degli invasi. Alla fine si sono contate seicento discariche ex articolo 13, cioè siti di emergenza dove s’è scavata una buca interrando i rifiuti: col risultato di ottenere tante “bombe ecologiche”, mai disinnescate”.
“E il governo Musumeci? Ha avviato la procedura per la realizzazione dei termoutilizzatori in Sicilia. L’Avviso riguarda l’affidamento in concessione della “progettazione, costruzione e successiva gestione fino a due impianti per il recupero energetico da rifiuti non pericolosi”.
I due termoutilizzatori dovranno avere, ciascuno, una capacità di trattamento da 350 a 450 mila tonnellate all’anno di rifiuti indifferenziabili e saranno situati: uno in Sicilia occidentale (nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Palermo o Trapani) e l’altro nella zona orientale (Catania, Enna, Messina, Ragusa e Siracusa).
La disomogeneità dei vari sistemi adottati nelle varie parti del Paese è un fatto, cosi come un fatto è il primato del Mezzogiorno per quanto riguarda le carenze legate al servizio. Un esempio: la raccolta differenziata dei rifiuti nel Nord Italia è al 64%, al Centro al 49 e al Sud è al 38%. Nelle città dove il servizio di raccolta è peggiore, la spesa è più alta per le famiglie. Al Nord il 69% dei rifiuti viene bruciato per produrre energia, al Sud il 62% va in discarica. Nel Mezzogiorno gli operatori pubblici del settore sono il 33%, nel settentrione il 66%. La soluzione? Sinergia tra pubblico e privato, volumi di differenziata da incrementare”.
“La questione dei rifiuti, infatti, è una questione prettamente politica che il governo regionale deve avanzare, chiedendo la reintroduzione del Cip6 o somme compensative che permettano la sostenibilità economica degli impianti di nuova generazione in grado di durare nel tempo e con efficacia, per evitare che si trasformino in cattedrali in un deserto popolato di munnizza!”