Dopo i sette giorni di corso a Petralia Sottana, per formare i selecontrollori delle alte Madonie, è iniziato ieri a Castelbuono il corso di formazione per formare i selecontrollori delle basse Madonie, che avranno il compito di attuare i piani di cattura ed abbattimento dei suidi previsti dal piano di gestione adottato dall’Ente Parco per eliminare una volta per tutte l’emergenza suidi all’interno dell’area protetta.
Presente al primo giorno di formazione tenutosi presso la sala delle Capriate, a Castelbono, anche l’assessore al Territorio e Ambiente Toto Cordaro: “Siamo assolutamente decisi a risolvere il problema. Per questo stiamo formando diverse decine di uomini che già dalle prossime settimane si porranno in contrasto a questa crescita indiscriminata di suidi all’interno del Parco delle Madonie. Si tratta di squadre che cacceranno secondo regole ben precise, approvate anche dal Consiglio regionale per la protezione del patrimonio naturale. Fra queste ad esempio la provenienza dei selecontrollori, che devono essere soggetti residenti nei comuni del Parco, o il fatto che ogni squadra deve sempre essere accompagnata da un uomo in divisa, che sia un agente della forestale, della polizia municipale o anche un carabiniere. Dobbiamo dare un segnale preciso – conclude Cordaro – per far capire a tutti che su alcuni temi, come l’abbattimento dei suidi, stiamo agendo nel rispetto delle leggi e delle regole e non intendiamo tornare indietro”.
Quello del sovrappopolamento dei cinghiali nel Parco delle Madonie è un fenomeno ormai radicato che ha avuto origine ancor prima dell’istituzione dell’Ente di protezione ambientale e che gli uffici del Parco hanno dovuto affrontare fin dai primissimi anni. Per lungo tempo, a causa di una drammatica carenza normativa, l’Ente Parco si è dovuto limitare ad occuparsi degli indennizzi ma non ha mai rinunciato ad un ruolo più attivo ed efficace riuscendo, nel 2010, a dotarsi di un Piano di Gestione per il “selecontrollo” di questa specie ibrida ed oltremodo dannosa.
“Il Parco è pioniere in Sicilia per la soluzione di un problema che purtroppo si riscontra in tantissime altre aree della regione – afferma il funzionario Alessandro Scelfo – Ci siamo dotati di un piano di gestione ben 11 anni fa, ma allora la normativa regionale vietava agli enti parco di intervenire con attività di cattura o abbattimenti sulla fauna selvatica, doveva occuparsene per legge la ripartizione faunistico venatoria. Dopo tanti tentativi nel 2015 la Regione ha finalmente esitato la legge che dava attuazione al nostro Piano di Gestione. Ma c’era una grave carenza di fondi – prosegue Scelfo – quelli messi a disposizione della Regione sono bastati per formare i primi 30 selecontrollori e per comprare qualche chiusino. Poi c’era un problema sulla utilizzazione dei capi abbattuti che dovevano andare tutti in beneficienza. Adesso, dopo tanti sforzi dei nostri uffici, e dopo aver superato tante impugnative, la Corte di Costituzionale ha consentito la piena operatività del piano di gestione, consentendo anche la commercializzazione dei capi abbattuti, dopo un rigoroso controllo sanitario. Ci eravamo organizzati per partire a settembre con i nuovi corsi di formazione, poi a causa Covid ci siamo dovuti fermar e finalmente stiamo riprendendo adesso.”
“Possiamo finalmente dire ad alta voce che le attività per risolvere il problema dei suidi nelle Madonie sono pienamente operativa – afferma il presidente dell’Ente Parco Angelo Merlino – già prima del periodo estivo, grazie ai primi 30 selecontrollori formati nel 2016 abbiamo avviato le prime attività, riuscendo ad abbattere 121 capi. Dopo la pausa estiva riprenderemo con maggiore forza grazie alla formazione di altri 60 selecontrollori. Intanto abbiamo acquistato 10 nuovi chiusini di cattura, 6 gabbie da affidare ai privati, recinti elettrificati, mangimi per attirare i suidi e foto-trappole per controllare i loro movimenti. Ci vorrà del tempo, ma finalmente ci sono tutte le condizioni per porre rimedio a questo problema che ha causato danno enormi”.