Pochi giorni fa la richiesta da parte del M5S di fare vigilare gli inviati dell’Osce sulle prossime elezioni regionali in Sicilia. Era stato proprio il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio a chiederne l’intervento da Palermo, lanciando l’allarme su un concreto pericolo di voto di scambio nell’Isola. A quarantotto ore da quella richiesta è il Ministro dell’Interno Marco Minniti a rispondere replicando ad un’interrogazione del M5S.
“L’Ufficio dell’Osce per le istituzioni democratiche e i diritti umani osserva le elezioni in tutti i 57 Stati partecipanti, per valutare in quale misura i processi elettorali rispettino le libertà fondamentali e siano improntati all’uguaglianza, all’universalità, a pluralismo politico, alla fiducia, alla trasparenza e alla responsabilità – sottolinea il Ministro -. Le missioni vengono solitamente predisposte in occasione dei maggiori appuntamenti elettorali parlamentari o presidenziali e non per le elezioni di livello locale”.
“I prefetti delle province siciliane – rileva Minniti – hanno già fornito assicurazione alla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie, anche in relazione alle criticità dalla stessa rilevate, circa la piena collaborazione nel proseguo dell’attività di approfondito monitoraggio, volto vad evidenziare situazioni ostative riferibili ai candidati, nonché per lo svolgimento della campagna elettorale in vista del voto, ferma restando l’attività delle forze dell’ordine, a garanzia dell’ordinato svolgimento delle operazioni elettorali”.
Il ministro ricorda poi che la Regione Sicilia “provvede con propria disciplina sia a definire il sistema e il procedimento elettorale che ad organizzare in concreto lo svolgimento delle consultazioni”, ma “l’ordinamento nazionale prevede, in ogni caso, strumenti a presidio della regolarità e correttezza di tutte le consultazioni nazionali, regionali e locali. Mi riferisco in particolare alle misure previste dal decreto legislativo n. 235, concernente le disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi. Si tratta – conclude – di misure che mirano ad assicurare l’esclusione dalla competizione elettorale ovvero dall’esercizio delle funzioni pubbliche elettive successivamente alle elezioni, di soggetti che, per vicende connesse a procedimenti penali definiti, non possono ritenersi degni di fiducia popolare”.
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