Venerdì 31 maggio 2024 alle ore 18, presso il Camplus di Palermo, in Via dei Benedettini 24 si terrà, in vista delle elezioni per il Parlamento Europeo, un incontro dal titolo: “Quale Europa Vogliamo. Riscoprire i fondamenti”. Saranno presenti Patrizio Vitulo, Responsabile Diocesano della Fraternità di Comunione e Liberazione; Vincenzo Ceruso, Segretario Generale della Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali; Lorenza Violini, professore ordinario di Diritto Costituzionale all’Università Statale di Milano. Abbiamo chiesto a Patrizio Vitulo di spiegare il senso di questa iniziativa e di anticipare alcuni dei temi che saranno affrontati.
La prima cosa che colpisce nel volantino d’invito è che non sono previste presenze né di candidati né di esponenti di partiti. Ma allora che tipo di iniziativa elettorale è?
È una iniziativa che coglie l’occasione elettorale per partecipare attivamente alla riflessione su cos’è l’Europa e come dovrebbe essere. Affermiamo che l’argomento ci interessa eccome, perché ci tocca, a livello personale e a livello sociale: dunque è una iniziativa di valorizzazione della azione politica in opposizione alla tentazione di disinteresse e distacco da essa.
A questo proposito, cosa può motivare le persone ad andare a votare?
Sebbene le elezioni europee siano percepite come poco influenzabili dal voto locale, è aumentata la consapevolezza che la legislazione europea avrà sempre maggiore impatto sulla organizzazione degli stati membri e sulla vita dei singoli cittadini. La gravità della situazione fa appello alla responsabilità personale come mai prima di ora: l’antidoto alla paura e al disfattismo non è né la ricerca dell’uomo forte che risolva i problemi, magari con il massiccio ricorso alla tecnologia, né la chiusura in sé stessi cercando di salvare il salvabile. L’appuntamento elettorale è un’occasione di protagonismo personale e comunitario da prendere al volo.
Il tema di fondo non evitabile per chiunque siederà sui banchi di Bruxelles è certamente quello della pace. Su questo sono tutti impegnati, partiti e candidati. Avete anche voi qualcosa da dire su questo tema?
La guerra alle porte dell’Europa, con la barbarie e il carico di dolore che porta, sta aprendo gli occhi dei cittadini europei sulla non scontatezza della condizione di assenza di conflitti armati e libertà democratica sostanziale in cui siamo nati e cresciuti. Oggi si sente la mancanza di un dibattito sui valori in base ai quali valga ancora la pena di stare insieme. Fra gli appelli di chi spinge verso la deterrenza militare, invocando maggiori armamenti, e l’indifferenza di chi ritiene di salvarsi dal conflitto, c’è una voce autorevole, quella del Papa, che ci indica come un realismo negoziale paziente e instancabile sia frutto di una visione antropologica originale, che parte dal riconoscimento in ogni singolo uomo di una “dignitas infinita”. È un punto di vista che cambia innanzitutto lo sguardo su di sé e sugli esseri umani vicini a noi e ci fa capire come possa essere possibile quello che facciamo fatica a sperare: in primis la deposizione delle armi.
Quale il nostro contributo in questa strada?
Il 4 maggio scorso numerose associazioni e movimenti cattolici hanno sottoscritto un documento in preparazione alla prossima Settimana Sociale dei Cattolici, dal titolo “Al cuore della democrazia”. Su questo argomento si legge: “Per questo facciamo appello alle forze politiche e a chi si candida alle imminenti elezioni europee perché si assuma esplicitamente la responsabilità di porsi come interlocutore per la Pace, proponendo senza riserve la via diplomatica e della vera politica”. Non si tratta di un appello generalista…
Si spieghi meglio.
Il fondamento della coesione sociale riteniamo sia quella che ha ispirato i padri fondatori dell’Europa: essi hanno affermato una concezione della persona come “relazione”. Oggi è stata sostituita da quella più astratta di “individuo”, atomizzato e frammentato, sempre più impaurito e facile da manipolare. Lasciando spazio a un potere tecnologico sempre più “intelligente” o a quello di organismi tecnocratici che cercano di sostituirsi alle libere dinamiche democratiche.
Troppa tecnologia fa male?
Viviamo in un mondo sempre più digitalizzato dove i processi che regolano la vita personale e sociale sono sempre più lontani da un atto umano diretto, è un’evidenza! La tecnologia è essenziale per lo sviluppo. Tuttavia, siamo tentati di fondare la nostra speranza interamente sul progresso tecnologico. Le chiavi di questo sistema, la possibilità cioè di condizionare l’economia e la finanza, i governi e le istituzioni, sono in mano a pochissime persone. L’Europa, per prima, ha iniziato una strada di autoregolazione nel campo della Intelligenza Artificiale con l’AI Act indicando la giusta direzione. Significativa, al riguardo, la decisione di Papa Francesco di partecipare al G7 di metà giugno in Puglia per parlare sul tema dell’Intelligenza Artificiale. È una misura di quanto questo tema sia cruciale e decisivo per esercitare una democrazia sostanziale.
Altro tema caldo, scomparso dal dibattito europeo, è quello della Sussidiarietà. Ritiene che sia ormai irreversibile la strada del rapporto diretto Stato-cittadini?
La Sussidiarietà, declinata in ogni sua sfaccettatura, è una modalità concreta di partecipazione attiva al bene comune da parte del corpo sociale. Associazioni, realtà sociali organizzate, enti del terzo settore possono rispondere in modo adeguato ai bisogni della società e la politica può scegliere di ascoltare e valorizzare questi tentativi, là dove sono efficaci, invece di sostituirsi ad essi. Purtroppo, questa non sembra essere la direzione dell’azione politica in Italia e in Europa: per esempio a realtà di volontariato vicine alla gente, che rispondono efficacemente ai bisogni primari, anche educativi, dentro reti di rapporti sociali, si preferisce dotare i singoli casi di “cards” prepagate con cui effettuare gli acquisti. La sussidiarietà, verticale e orizzontale, anche fra le istituzioni, è punto di partenza di politiche che aumentino la fiducia verso le istituzioni stesse, favorendo la pace sociale e la governabilità.
Chi sono i soggetti di questa iniziativa? Che cosa si propongono in vista delle elezioni imminenti?
L’iniziativa, proposta da Comunione e Liberazione, tramite il Centro Culturale “Il Sentiero”, cui hanno aderito altre aggregazioni ecclesiali laicali diocesane raccoglie l’invito dei vescovi Siciliani e della CEI a favore di un rinnovato impegno in occasione di queste elezioni, che auspica la condivisione di “spazi di incontro e dialogo finalizzati alla edificazione del bene comune, soprattutto innestando fiducia e speranza nel cammino verso l’Europa rinnovata”. Siamo partiti dalla condivisione del giudizio del volantino della Compagnia delle Opere sulla situazione europea e ci siamo mossi coinvolgendo chi ha mostrato interesse, per aiutarci insieme a comprendere cosa ci sia in gioco nella attuale occasione elettorale. Pensiamo che questo sia il modo migliore per aiutare la formazione di un discernimento che arriva fino alla scelta del candidato, ma anche per offrire a tutti e soprattutto alla politica, un metodo di lavoro e di incontro che, per la sua dinamica, non è destinato a finire con le elezioni.
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