In Sicilia il settore dell’edilizia si impoverisce sempre di più e a farne le spese sono i lavoratori in termini di occupazione, di sicurezza e di diritti contrattuali. Lo denuncia la Fillea Cgil Sicilia, col segretario generale Franco Tarantino.
“Dal 2008 al 2016- ha detto Tarantino aprendo il direttivo regionale della categoria- le imprese edili sono diminuite per numero e per dimensioni occupazionali. Sono cresciuti i disoccupati nel settore ma anche il sommerso mentre si registra una vera propria fuga dal contratto dell’edilizia e dagli obblighi che impone in materia di sicurezza”.
Secondo le stime della Fillea almeno il 20% delle imprese del settore costruzioni non si registra come impresa edile, ma di altri settori con contratti meno onerosi. Per quanto riguarda i numeri le imprese edili sono passate dal 2008 al 2016 da 34 mila a 21 mila. Di queste solo il 3,7% ha più di 10 addetti. Il calo occupazione è stato nel periodo preso in considerazione di 86 mila unità, in un settore dove si registra il 40% di lavoro nero.
A confermare la crisi dell’edilizia il calo vertiginoso degli importi messi a gara, passati da 1 miliardo e 200 milioni del 2007 a 121 milioni del 2016.
“L’edilizia è in estrema difficoltà- ha detto Tarantino- e si conferma inoltre come settore ad alto tasso di illegalità come confermano gli arresti anche di dirigenti dell’Ance. Per questo chiediamo alle istituzioni da un lato di intervenire per assicurare la legalità nel lavoro, implementando in maniera strutturale gli organici degli organi di controllo, ispettorati del lavoro e Spresal (Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro). Dall’altro di sbloccare i 12 miliardi stanziati per opere pubbliche, 8 dei quali immediatamente spendibili”.
La Fillea sollecita il coinvolgimento delle forze sociali nella cabina di regia per accelerare la spesa e propone anche l’istituzione di cantieri di lavoro per recuperare i beni confiscati alla mafia, spesso inutilizzati per mancanza di risorse dei Comuni.
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