Una messa in suffragio delle vittime dell’agguato in Congo è stata celebrata dall’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi in Cattedrale. Il presule ha voluto ricordare nella preghiera eucaristica l’esempio e il sacrificio dell’ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell’autista Mustapha Milambo.
L’arcivescovo ha pregato anche per gli altri servitori dello Stato morti in attentati all’estero e, in modo particolare, per il monrealese Domenico Intravaia. Presenti alla celebrazione i vertici dell’Arma, il generale Rosario Castello comandante della legione Carabinieri di Sicilia, il generale Arturo Guarino comandante provinciale di Palermo, il tenente colonnello Sebastiano Artena, comandante gruppo Carabinieri di Monreale e il capitano Andrea Quattrocchi, comandante della Compagnia di Monreale, insieme al sindaco di Monreale Alberto Arcidiacono e parte della Giunta.
Nell’esempio di vita incarnato dai due italiani caduti in Congo, non potevano passare inosservate le loro scelte di vita familiare: l’ambasciatore, di fede cattolica, sposato con una musulmana, uniti nell’amore verso il prossimo; il giovane Carabiniere in procinto di sposare la sua fidanzata e creare una nuova famiglia.
“Sia il giovane ambasciatore italiano Luca che il giovane carabiniere Vittorio – ha detto Pennisi nell’omelia – non devono essere ammirati per quella morte giunta in modo profondamente ingiusto e violento, ma per la profonda giustizia con cui sono vissuti. Loro assieme a tanti altri ambasciatori, militari in missione di pace, medici, missionari, volontari, umili lavoratori, come l’autista Mustapha, fanno parte di un esercito pacifico di costruttori di pace , convinti che l’ unica forma di eroismo accettabile è compiere tutti i giorni il proprio dovere. Luca Attanasio, come ambasciatore sentiva soprattutto la responsabilità di portare sviluppo e cooperazione nel nome dell’ Italia: era un amico di tutti i missionari e le missionarie che aiutava nella loro opera. Assieme a sua moglie Zakia si occupava del recupero dei ragazzi di strada, attraverso una associazione chiamata “Mamma Sofia».
Lui cattolico convinto, lei mussulmana avevano fedi diverse, ma lo stesso amore verso i più piccoli e i più poveri. Il giovane carabiniere Vittorio, appartenente al tredicesimo Reggimento “Friuli Venezia Giulia”, con la missione di essere “angelo custode” del corpo diplomatico, era molto amato e stimato per il grande altruismo, la generosa disponibilità e la grande professionalità nello svolgere il proprio servizio quotidiano, con l’impegno di custodire la sicurezza e di promuovere la giustizia e la pace. Nel Vangelo Gesù invita tutti a chiedere aiuto a Dio, ricordando che come un padre non fa mancare il suo sostegno ai suoi figli, così fa il Padre celeste ricco di misericordia con tutti coloro che gli chiedono cose buone e giuste.
Voglia il Signore misericordioso valorizzare il bene che questi nostri fratelli hanno operato e donare speranza soprattutto a coloro che in questa tragedia hanno perduto i loro cari”.
Particolarmente toccato dalla tragedia del Congo il giovane Marco Intravaia, presidente del Consiglio comunale di Monreale e figlio del vicebrigadiere, morto nell’attentato di Nassirya e ricordato da monsignor Pennisi. “La perdita di due servitori dello Stato – ha detto Intravaia – dell’ambasciatore Attanasio e del Carabiniere Iacovacci rinnova in me un dolore profondo e inestinguibile, una ferita che si riapre quando un italiano cade all’estero a causa della violenza cieca che prova a fermare il ruolo di civiltà del nostro Paese. Alle famiglie e all’Arma le mie più sentite condoglianze”.
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