Ha sentito gli spari, ha rallentato e accostato l’auto in un piccolo spiazzo, poi è tornato sui suoi passi per spostarsi nuovamente avanti in un secondo momento. E dallo specchietto retrovisore ha visto un uomo alto – la descrizione fisica e dei vestiti indossati dal killer corrisponde a quella di Carlo Gregoli, fermato la scorsa notte – sparare il colpo di grazia alla nuca alla vittima, Vincenzo Bontà .
C’è un supertestimone che ricostruisce parte della dinamica del duplice omicidio di Bontà e dell’amico Giuseppe Vela, trucidati a colpi di calibro 9 ieri in via Falsomiele a Palermo.
L’uomo, interrogato a lungo dalla polizia, passava per caso per la stradina in cui è avvenuto il delitto. Oltre al suo racconto gli inquirenti hanno le immagini di una fotocamera che riprende l’auto dei presunti killer, Carlo Gregoli e sua moglie Adele Velardo, immettersi dalla stradina di casa in via Falsomiele ed allontanarsi.
Poi nelle immagini compare la fiat 500 delle vittime seguita dal Suv della coppia che ricompare. Le due macchine proseguono fuori inquadratura. Ma la fotocamera immortala la macchina del testimone che avanza e si ferma. E, infine, torna a riprendere il fuoristrada che a marcia indietro percorre nuovamente la viuzza che termina a casa della coppia.
“L’uomo che ha sparato era dell’età di 50-55 anni, alto un metro e 80, corporatura normale, capelli con taglio regolare, credo brizzolati. Indossava un giaccone scuro e impugnava la pistola”.
Così il testimone del duplice omicidio di ieri a Palermo ha descritto il presunto killer, Carlo Gregoli, fermato dalla Procura insieme alla moglie Adele Velardo per l’assassinio di Vincenzo Bontà e Giuseppe Vela. Il testimone, che percorreva in auto la strada in cui l’omicidio si è svolto, ha assistito al delitto.
“Ancora dentro l’auto – ha raccontato – udivo colpi di arma da fuoco e, incuriosito, indietreggiavo per potere vedere in maniera completa la strada…L’uomo armato che mi dava le spalle sparava contro un altro uomo che gli veniva di fronte: i due erano distanti l’uno dall’altro circa tre metri. L’uomo attinto dai colpi di arma cadeva a terra e l’uomo armato, avvicinatosi, sparava altri colpi all’indirizzo del soggetto esanime”.
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