“Il tentativo pre elettorale, inserito nella legge ‘salva precari‘ di accantonare “momentaneamente” il 50% dei posti riservati all’esterno per bandire concorsi riservati ai precari rischia di essere sommerso da migliaia di ricorsi mettendo a serio rischio la loro stabilizzazione.
E’ la denuncia del Cobas/ Codir sindacato autonomo maggioritario dei dipendenti regionali che si scaglia contro la legge approvata il 28 dicembre dall’Ars. Una nuova tegola cade sulla norma che già di per se è concepita in modo da prestare il fianco ad ogni tipo di ricorso e difficilmente sarà in grado di ottenere il risultato di stabilizzare qualcuno (leggi qui)
Il sindacato attacca la scelta di creare nuove figure che potrebbero trasformarsi in ulteriore precariato come denunciato già più volte dai giornali, dai sindacati e dalle opposizioni, ma poi sottolinea questo asptetto sfuggito ai più: “Il concorso pubblico costituisce la forma generale ed ordinaria di reclutamento per il pubblico impiego – scrivono dal Cobas – e tale regola può dirsi rispettata solo quando le selezioni non siano caratterizzate da arbitrarie ed irragionevoli forme di restrizione dell’ambito dei soggetti legittimati a parteciparvi” (Corte costituzionale, sentenza 6 luglio 2004, n. 205).
Secondo la nota del Cobas/Codir, si tratta di “sporche azioni clientelari” per questo annuncia che scriverà al Consiglio dei Ministri (qualche anno fa era il Commissario dello Stato il destinatario) “diffidandolo dal consentire l’applicazione di norme in contrasto con i più elementari principi della parità dei diritti sanciti dalla costituzione (5 mila ex precari regionali, laureati e diplomati, accettarono l’area A e B)”.
Il sindacato predisporrà, anche un esposto alla Procura della Corte dei Conti per “differenziare e favorire la stabilizzazione del vero precariato a fronte dei soliti raccomandati e portaborse”.
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