Un bimbo di un anno e mezzo è stato ricoverato in rianimazione all’ospedale Di Cristina per avere ingerito hashish e cocaina.
Il primo intervento è stato fatto al pronto soccorso del Buccheri La Ferla dove i familiari hanno portato il piccolo. Ma poi è stato necessario il ricovero in rianimazione all’ospedale dei Bambini.
Per ore i genitori sono rimasti dietro la porta del reparto in attesa di notizie sulle condizioni del loro figlio.
Una lunga attesa trascorsa anche con i poliziotti che hanno iniziato ad indagare su questo ennesimo triste episodio a Palermo. Il padre ha raccontato agli agenti che il piccolo giocava fuori casa e qui avrebbe trovato lo stupefacente.
Una versione che i poliziotti stanno verificando. In casa dell’uomo non sarebbe stato trovato nulla. Ma le indagini continuano.
La segnalazione è stata fatta al tribunale per i minorenni che potrebbe adottare provvedimenti nei confronti dei genitori.
Dopo un giorno in rianimazione le condizioni del piccolo sono migliorare e adesso si trova in pediatria.
Una vicenda analoga a quella del bimbo ricoverato in ospedale dopo avere ingerito hashish e cocaina si era registrata, sempre a Palermo, nel dicembre del 2011.
Un bimbo di 18 mesi fu ricoverato all’ospedale dei bambini in fin di vita. Durante la visita furono scoperti sul corpicino del piccolo lividi, graffi e segni di bruciature sulle manine. E nelle urine una concentrazione di cocaina tale da far temere un’overdose. I genitori, entrambi tossicodipendenti, furono accusati di aver lasciato sul tavolo tracce di cocaina che sarebbero state ingerite dal bambino e dagli altri due figli.
Accusa che restò in piedi solo per il padre, mentre la madre venne condannata a tre anni di reclusione dal Gup, con il rito abbreviato, per le lesioni: avrebbe colpito ripetutamente alla testa e al volto il piccolo, lasciando che i fratelli gli provocassero, per gioco, bruciature sulle mani e graffi. A cedere alle contestazioni della polizia fu il compagno della donna, che raccontò le continue violenze della madre sui bambini.
Restava da chiarire la presenza di cocaina nelle urine del piccolo. Poi l’uomo ammise di essere tossicodipendente e di fare uso da tempo di cocaina assieme alla compagna