- Profumerie Douglas, la Uiltucs: chiusure anche in Sicilia
- Sono 50 i dipendenti a rischio, situazione opaca.
- Domani vertice al ministero con i sindacati
Doccia gelata per i lavoratori del gruppo Douglas, azienda tedesca che gestisce una catena di profumerie. Il gruppo ha annunciato la chiusura di 128 punti vendita in tutta Italia con 457 lavoratrici e lavoratori coinvolti nel 2021/2022. In Sicilia sono 50 i dipendenti che rischiano il posto tra Palermo, Messina, Trapani, Siracusa e Catania. Lo comunica la Uiltucs Sicilia che sta conducendo a livello nazionale una dura battaglia per garantire i lavoratori.
L’annuncio dell’azienda tedesca
Il gruppo sembrava aver acquisito una certa solidità col passaggio dai negozi a insegna La Gardenia e Limoni al marchio Douglas avvenuto alcuni anni fa. Adesso l’annuncio unilaterale, che l’azienda definisce “riorganizzazione”, ha messo in allarme i dipendenti che lo scorso anno hanno già vissuto l’incubo della chiusura di alcuni punti vendita in Sicilia, e solo grazie all’impegno della Uiltucs si è riusciti a mantenere i livelli occupazionali garantendo le ricollocazioni, ove possibile, presso i negozi limitrofi.
Sindacati: “Azienda senza un piano industriale serio”
“La situazione che si è venuta a creare è inammissibile – dice Marianna Flauto, segretario generale Uiltucs Sicilia – l’azienda ha prima rilevato questi punti vendita attuando un piano di riorganizzazione aziendale e garantendo solidità per il futuro, per poi annunciare continue e incessanti chiusure. Peraltro durante la pandemia le attività sono rimaste aperte. È inaccettabile che una grande azienda come questa navighi a vista senza un piano industriale serio”.
Vertice al Mise
Il sindacato ha chiesto un incontro al ministero dello Sviluppo economico, che si realizzerà domani, per aprire un tavolo di crisi e verificare le voci di possibili acquisizioni che dovrebbero in ogni caso garantire tutto il personale in essere. Inoltre abbiamo già calendarizzato un incontro con l’azienda il 9 aprile. Di certo non consentiremo all’azienda di “giocare” con i posti di lavoro”.
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