Scoppia la bufera con tanto di polemiche in merito al caso della donna somala incinta, positiva al Covid19, sbarcata a Lampedusa, e trasferita con l’elicottero del 118, giovedì scorso, al reparto di Ostetricia dell’ospedale Civico di Palermo.
Intanto sono risultati positivi al tampone anche il marito e il figlio.
Appreso della positività della donna al virus, al Civico è stato necessario effettuare 80 tamponi, – tra degenti e personale sanitario – che per fortuna hanno dato esito negativo.
Com’è possibile che la donna, positiva al Covid, sia arrivata al Civico come se nulla fosse? La giovane era stata trasferita a Palermo per accertamenti rispetto alla sua condizione di gestante, ma nessun sospetto si aveva sul fatto che fosse portatrice asintomatica del virus, anche perché i test sierologici, effettuati a Lampedusa, non rilevarono alcunché. Adesso si trova all’ospedale Cervello in attesa di partorire, è infatti al nono mese di gravidanza.
Come si legge sull’edizione odierna del Giornale di Sicilia, l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, è fortemente scettico rispetto alla ricostruzione fatta dall’ospedale, e vuole vederci chiaro.
“All’ospedale Civico è stato fatto un errore, – dichiara – non sono state seguite le indicazioni impartite dall’assessorato che stabiliscono l’esecuzione del tampone per chi viene ricoverato. Ho chiesto una relazione alla direzione dell’azienda che arriverà nei prossimi giorni, la leggerò e poi farò le opportune valutazioni”.
Per Razza potrebbe essere stato non osservato il protocollo anti-Covid19 ma dal Civico precisano che tutte le disposizioni sono state rispettate e che nulla poteva far pensare che la donna fosse positiva al virus, dato che a Lampedusa, e prima di partire per Palermo, era stata sottoposta al test sierologico che aveva dato esito negativo.
L’esame più attendibile in assoluto resta il tampone, che sarebbe necessario eseguire su tutti i migranti che sbarcano a Lampedusa, ma, come spiega ancora Razza, “per realizzarli bisogna fare prima la segnalazione fotografica e spesso le forze dell’ordine non sono nelle condizioni di portare a termine l’operazione per l’elevato numero di persone che scende a terra e per i tempi a disposizione. Se arrivano mille migranti – precisa l’assessore – non si riesce a identificarli tutti prima del trasferimento e così è impossibile sottoporli al tampone. È necessario trovare con il Ministero dell’Interno un nuovo sistema per la gestione dell’hotspot di Lampedusa: la Regione non ha intenzione di entrare all’interno di competenze esclusive dello Stato ma se a noi viene chiesto di fornire test, professionalità e attrezzature, allora pretendiamo reciprocità”.
Ancora dal Civico sottolineano che le procedure seguite all’arrivo della donna sarebbero state corrette. Al momento del suo arrivo, la gestante era asintomatica e sulla sua cartella era scritto che era negativa al test rapido Covid19, come confermano i sanitari di Lampedusa e come riportato nel documento del 118.
La ragazza dunque, è stata ricoverata senza ulteriori controlli, essendo rassicuranti le informazioni dei sanitari che l’avevano sottoposta al test sierologico, e secondo il piano anti Covid19 del Civico che prevede di effettuare il tampone solo in presenza di sintomi sospetti come febbre o difficoltà respiratorie.
Razza però ribadisce: “Secondo le nostre linee guida tutti i soggetti ricoverati devono ricevere il tampone”, mentre dal Civico parlano non di un ricovero ma di una semplice consulenza per la gestante.
L’assessore regionale alla Salute non molla la presa: “Una persona, che sia migrante o meno, non può essere ammessa in stanza se prima non ha fatto il tampone. Lo dice chiaramente una mia circolare: tranne che per i casi di urgenza, tutti i soggetti che sono ricoverati in maniera ordinaria devono ricevere il tampone, così come è necessario che venga fatto anche nei Pronto Soccorso. Adesso attendo il rapporto da parte del Civico e verificheremo cosa è accaduto”.
La relazione che sarà inviata a Razza è quasi pronta.
Ancora al Giornale di Sicilia, Luigi Alio, direttore dell’unita operativa di Ginecologia e Ostetricia spiega: “La ragazza non è stata ricoverata ma era qui da noi per una consulenza sulla sua gravidanza. Per dimetterla, visto che non c’erano problemi, attendevamo gli assistenti sociali come si fa nel caso di migranti. Per fortuna abbiamo riscontrato la sua positività in tempo, altrimenti sarebbe stata portata probabilmente in una casa famiglia dove avrebbe potuto infettare altre persone”.
E ancora: “Abbiamo seguito i protocolli vigenti in ogni caso dopo 24 ore ci siamo premurati per precauzione di fare anche il tampone perché a volte, se l’incubazione del virus è troppo recente, il test può dare un responso sbagliato”.
Angelo Collodoro, vicesegretario regionale del Cimo, il sindacato dei medici, ha le idee precise e tuona: “La verità è che ci sono state grossissimi errori e che ancora oggi è stato fatto poco o nulla. I tamponi tutti negativi? Farli adesso è troppo presto, vedremo cosa accadrà tra una decina di giorni e speriamo di non dover contare nuovi positivi dopo questo monitoraggio”.