“Volevo che dalla tragedia che ha colpito la mia famiglia venisse fuori qualcosa di buono. Non sapevo a chi sarebbero andati gli organi di mio figlio ma sapevo che quelle persone ne avevano un disperato bisogno Non abbiamo mai avuto nessun dubbio sulla scelta fatta in quel momento. La compassione e la compartecipazione degli italiani ci hanno dimostrato fin da subito che la mano che ha ucciso nostro figlio era quella di due criminali e non quella degli italiani”.
Reginald Green, il padre del piccolo Nicholas il bambino americano colpito oltre 20 anni fa per sbaglio durante una sparatoria sulla Salerno – Reggio Calabria e morto al Policlinico di Messina, ha ricordato così oggi la sua scelta di donare gli organi del figlio. Intervenuto oggi all’incontro, organizzato da Astrafe (Associazione Siciliana per i Trapianti di Fegato) presso la sala conferenze di Ismett, per parlare di donazione e trapianto, Mr Green ha voluto testimoniare la sua vicenda. “A distanza di 21 anni – ha osservato – sono certo che gli uomini possono cambiare il mondo. Ogni volta che vado a trovare Nicholas gli dico sempre si chiudono gli occhi, ma si aprono le menti delle persone”.
Quel giorno di ottobre del 1994, la scelta della famiglia Green di donare gli organi fu dirompente per tutto il nostro Paese. “Al tempo di Nicholas in Italia c’erano circa 400 donatori all’anno ed eravamo fra gli ultimi per tasso di donazioni– ha ricordato nel suo intervento Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro Nazionale Trapianti (CNT) – Oggi in Italia ci sono 40.000 pazienti trapiantati con sopravvivenze fra le più alte in Europa. E’ anche grazie al gesto dei Green che è nato Ismett, uno dei centri in Europa dove ci sono le cure più avanzate nel settore dei trapianti. Oggi i pazienti siciliani non emigrano più per essere trapiantati”. A partecipare all’incontro anche Maria Pia Pedalà che vive da 21 anni col fegato del piccolo Nicholas. “Ho voluto incontrare i genitori subito – ha raccontato la donna – all’epoca avevo 19 anni ed un’epatite fulminante, mi restavano solo pochi giorni di vita. Fin da subito, non appena ho saputo che a ridarmi la vita era stato un bambino di sette anni ho pensato che saremmo cresciuti insieme e così è stato”. Oggi la donna ha 40 anni e due figli, uno dei quali porta proprio il nome di Nicholas.
“La Sicilia – ha sottolineato l’Assessore Regionale alla Sanità, Baldo Gucciardi – per quanto riguarda l’attività di trapianto è nella media nazionale ma non siamo soddisfatti ancora di questo risultato. Il nostro obiettivo è quello di migliorare e potenziare il sistema delle donazioni e dei trapianti per questo abbiamo avviato una collaborazione con il CNT e le associazioni. Ismett è la dimostrazione che si può fare una buona sanità in Sicilia e dai risultati raggiunti vogliamo ripartire per migliorare sempre di più”.
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