Le polemiche sulla proiezione all’Ars del docufilm sul “Generale Mori”, e sulle dichiarazioni che ne sono seguite, come era prevedibile, non si fermano. L’iniziativa che si è svolta in sala Mattarella a Palazzo dei Normanni, fortemente voluta dall’assessore ai Beni Culturali Vittorio Sgarbi riscontra le prime reazioni.
“Uno dei cardini dello Stato di diritto è il principio di separazione dei poteri – dice la capogruppo del M5S all’ARS Valentina Zafarana -. Lo ricordiamo a Vittorio Sgarbi che oggi ha perso l’ennesima occasione per tacere. Affermare che nel comportamento della procura di Palermo ci sono profili di eversione è un attacco alle istituzioni, chieda pubblicamente scusa e si dimetta. Il vero eversore è lui. Non è degno di ricoprire il ruolo di assessore regionale in Sicilia, una terra martoriata dalla mafia dove quei stessi magistrati che oggi ha tacciato di ‘eversione’ sono sottoposti a misure eccezionali di protezione, dopo le minacce di Totò Riina”.
“Non mi scandalizzano e non me ne frega nulla delle opinioni che esprime Sgarbi come libero cittadino, ma quando in qualità di assessore della Regione parla di eversiva insubordinazione espone la Regione e l’Assemblea. A Musumeci dico: ritiene ancora a lungo di tollerare le espressioni fantasiose di Sgarbi?”. Così il deputato regionale della sinistra, Claudio Fava che aggiunge: “Il documentario su Mori è agiografico, è un coro di violini e un tintinndi medaglie. Ci spieghi Mori piuttosto perché quando quindici anni fa era a capo del Sisde firmò il ‘protocollo farfalla’ per accedere, segretamente e senza che la magistratura sapesse nulla, nelle carceri per prendere informazioni dai detenuti al 41 bis, pagandole”.
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