- Comune di Palermo senza soldi sull’orlo del dissesto
- Approvata il 16 settembre la predisposizione del piano di rientro
- Il sindaco Orlando spera in un intervento da Roma
Casse vuote al Comune di Palermo che il 16 settembre ha approvato la predisposizione del piano di rientro per evitare il dissesto finanziario. A partire dalla data di approvazione, il Comune ha quindi 45 giorni di tempo per presentare un piano di tagli che, incideranno inevitabilmente, sui servizi erogati ai cittadini.
Obiettivo: evitare il dissesto
L’obiettivo rimane quello di evitare la dichiarazione di dissesto, che continua ad essere uno spettro che non fa dormire sogni tranquilli al primo cittadino. Punto sul quale si è molto discusso durante una due giorni di dibattito a Sala delle Lapidi. Fra gli interventi più critici quelli di Dario Chinnici (Italia Viva) ed Ugo Forello (Oso). I due consiglieri hanno più volte sottolineato il peso negativo dei contenziosi legali che hanno visto sconfitta l’Amministrazione, nonché i rapporti gestionali fra il Comune e le società partecipate, rapporti che sembrano far acqua da tutte le parti.
Un peso finanziario elevato sul groppone del capoluogo siciliano. Non bastano quindi le rassicurazioni del primo cittadino, intervenuto in aula nella giornata del 15 settembre. Leoluca Orlando ha ricordato l’esigenza di una riforma fiscale a livello nazionale, che vada ad aggiornare l’assetto dell’ex premier Mario Monti sugli accantonamenti. Al suo fianco, durante il dibattito, anche l’assessore Sergio Marino e il ragioniere generale Basile. Concetto ribadito anche dalla presidente della I Commissione Barbara Evola, la quale ha sottolineato la necessità, per i Comuni siciliani e del Sud, di fare fronte unito sul tema. Elemento più volte ribadito sia dagli assessori che dai consiglieri a sostegno del sindaco, che hanno invitato le opposizioni a pensare a Comuni governati dai loro colleghi di partito, nelle stesse condizioni del capoluogo siciliano.
Una manovra che permette al Comune di prendere tempo, in attesa che si smuova qualcosa da Roma. Senza un intervento da parte del Governo nazionale, la situazione appare molto complessa. La “carne”che avvolgeva l’osso delle finanze palermitane è andata via da tempo. Ulteriori tagli rischierebbero di mettere a rischio la tenuta di diversi servizi essenziali. Insomma, si attende la risposta dall’alto. Senza di essa, la situazione rischia nuovamente di complicarsi.
Il sindaco Orlando: “Non ci sono le condizioni per il dissesto”
Sull’approvazione della delibera è intervenuto il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, attraverso una nota ufficiale. “Il Consiglio comunale ha approvato la proposta della Giunta di avviare un percorso di riequilibrio finanziario del Comune di Palermo. Ciò in conformità alla vigente legislazione con una misura del tutto alternativa al dissesto. È stato chiaramente affermato e riconosciuto che non ricorrono per il Comune di Palermo le condizioni previste per la dichiarazione di dissesto. Palermo, a differenza di altre grandi città del nostro paese, ad esempio Roma, Torino e Napoli, ha sempre tenuto in ordine i propri conti senza alcun sovra-indebitamento. Ha garantito i servizi essenziali nei limiti consentiti dal quadro finanziario”.
“Il Comune di Palermo – continua – è in condizioni di sovra accreditamento. Non riesce cioè a riscuotere quanto dovuto subendo la fallimentare gestione di Riscossione Sicilia, l’agenzia regionale competente. La lotta all’evasione è diventata così un boomerang che si ritorce contro tutti i comuni siciliani. Le vittime di questa fallimentare gestione. L’amministrazione comunale ha già avviato le procedure per far valere le responsabilità civili, contabili e penali di Riscossione Sicilia. Ma si trova nelle condizioni, in virtù di una legge nazionale, di dover accantonare le somme richieste ai contribuenti che seppur accertate dal Comune non vengono riscosse dall’ente regionale”.
Situazione di Palermo? “Mancata attuazione del federalismo fiscale”
“Tale condizione – conclude il sindaco – è la conseguenza della mancata applicazione del federalismo fiscale. Questa situazione riguarda la città di Palermo così come altri 250 comuni siciliani che non possono chiudere i bilanci. Senza considerare i circa 100 comuni siciliani in dissesto o in piano di rientro. La gravità e specificità dei comuni siciliani, compreso quello di Palermo, è oggetto di una procedura in corso di confronto tra governo nazionale, regionale e Anci Sicilia, i cui esiti potranno influenzare, alleggerire o addirittura rendere non più necessario il ricorso alla procedura di riequilibrio nei prossimi 90 giorni”.
Marino: “Consapevoli delle difficoltà che ci attendono”
“Un costruttivo dibattito in Consiglio comunale – dichiara l’assessore Sergio Marino – ha consentito di adottare l’importante atto deliberativo che attiva le procedure per la definizione del Piano di Riequilibrio finanziario. Ampia intesa anche sulla necessità, introdotta con un apposito emendamento, di informare e rendere edotto il Consiglio comunale sulle azioni che si sceglierà di adottare per elaborare il Piano. Sono consapevole delle difficoltà che ci attendono. Ma confido che il lavoro dei dirigenti, coordinati dal segretario/direttore generale, supportato dagli indirizzi di natura politica e strategica che darà la Giunta, ci consentirà di arrivare a un risultato sopportabile ed equilibrato”.
Piovono le critiche al sindaco, c’è chi chiede le sue dimissioni
Dario Chinnici, capogruppo di Italia Viva al consiglio comunale, va contro questa soluzione.
“Il consiglio comunale di Palermo – sottolinea Chinnici – ha dovuto approvare l’iter di pre-dissesto del Comune: entro 45 giorni l’amministrazione Orlando dovrà presentare un piano di tagli da 80 milioni l’anno per i prossimi dieci mentre la città fa i conti con strade dissestate, servizi al lumicino, specie quelli anagrafici, e conti in profondo rosso. Italia Viva solo per senso di responsabilità ha votato una delibera che comunque sancisce il fallimento di Leoluca Orlando e di un’amministrazione sorda agli appelli lanciati dalla politica ma anche dalla Corte dei Conti”.
L’esponente di Italia Viva chiede le dimissioni del primo cittadino: “E siccome è evidente che la giunta non sarà in grado di presentare un piano credibile – conclude – l’unica soluzione sono le dimissioni del sindaco e il ritorno alle urne”.
Scarpinato (Fratelli d’Italia), “Orlando ipoteca futuro”
Anche Francesco Scarpinato, capogruppo di Fratelli d’Italia al consiglio comunale, non risparmia critiche al sindaco.
“Il Comune di Palermo è al dissesto – osserva Scarpinato – i conti fanno acqua da tutte le parti e per evitare il fallimento il sindaco Orlando ha ben pensato di lasciare in eredità i tagli per quasi un miliardo spalmati su dieci anni, ipotecando il futuro dei giovani di questa città”.
L’astensione di Fratelli d’Italia
“Fratelli d’Italia oggi in consiglio comunale si è astenuta su una delibera, quella del pre-dissesto – spiega Scarpinato – che azzopperà la già fragile ripresa economica delle piccole e medie imprese e provocherà l’aumento delle tasse e il taglio dei servizi”.
“Mal governo di questi anni è ostinazione di Orlando”
Scarpinato conclude: “Una situazione dovuta solo e soltanto al mal governo di questi anni, all’incapacità dell’amministrazione di risolvere i problemi, all’ostinazione di un sindaco professore che pur di non lasciare la poltrona ha portato Palermo nel baratro. Orlando non ha più alternative, se ne vada e liberi la città da una pessima amministrazione che i cittadini non meritano”.
Mancano all’appello 73 milioni
In ogni caso, al Comune di Palermo, si è già raschiato il fondo del barile. Mancano all’appello 73 milioni e si spera concretamente in un aiuto da Roma. L’iter per il piano di riequilibrio è scattato con 15 sì e 4 astenuti.
I tempi, inoltre, sono strettissimi.
La Giunta dovrà portare entro 45 giorni la bozza del piano in Consiglio comunale, che nell’arco di altri 45 giorni dovrà votarlo.
Intanto il sindaco Orlando spera che il Consiglio dei ministri vari un decreto ad hoc per i Comuni siciliani ed in qualche modo li ‘salvi’.
“L’unica strada possibile”
A sostegno della delibera Barbara Evola, capogruppo di Sinistra Comune. “Il ricorso alla procedura di riequilibrio di bilancio è l’unica strada possibile e sensata per scongiurare il dissesto finanziario del Comune che avrebbe ricadute disastrose per l’intera comunità cittadina. Dall’inasprimento dei tributi locali al congelamento delle politiche per il personale. All’aumento vertiginoso dei servizi a domanda individuale (asili nido; mensa scolastica; impianti sportivi comunali).
“L’approvazione di questo atto deliberativo – rimarca la presidente della I Commissione consiliare -, che si sostanzierà con la proposta successiva del piano di rientro pluriennale, lascia ampi margini aperti all’interno di un quadro politico e normativo in continuo movimento. Spero che l’interlocuzione aperta con il governo nazionale possa approdare, in tempi brevissimi, ad una soluzione per Palermo. E per tutti quei Comuni che ad oggi non sono riusciti a chiudere i propri bilanci. E’ paradossale, infatti, che Palermo rischi il dissesto per un sovraccreditamento”.
E ancora: “Non basta, però, intervenire con una norma ad hoc ‘salva comune’, come è stato fatto per altre grandi città italiane. Occorre rimettere in discussione tutto il sistema normativo (finanza diretta, armonizzazione contabile, pareggio di bilancio, accantonamenti obbligatori). Sistema che ha messo in ginocchio gli enti locali. Affrontando alla radice l’origine dei problemi finanziari dei comuni si potrà restituire “dignità” politica al loro ruolo”.
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