- Ddl Zan contro l’omofobia, è battaglia politica
- L’appello di Manuel Croce, rifiutato dalla famiglia
- In Sicilia non esiste un centro di accoglienza per le vittime di discriminazioni sessuali
“Non penso che esista la diversità. Nella natura ci sono i vari fiori: le margherite, i tulipani, le rose. Sono fiori che profumano in un modo diverso però tutti appartengono alla natura. Sono rappresentazioni diverse di ciò che è la natura, nel suo complesso”. A dirlo è Manuel Croce, 41enne, da tutta la vita additato come ‘diverso’.
Manuel, la cui storia lo scorso anno è salita alla ribalta delle cronache nazionali, facendo il giro dei giornali, del web e delle trasmissioni televisive, ha deciso di parlare con BlogSicilia per rivolgere un appello importante al governatore Musumeci, a tutte le mamme d’Italia e a favore dell’approvazione, al più presto, della legge Zan.
La storia di Manuel Croce
Manuel Croce, originario di Monreale, sino al 30 giugno del 2020, abitava in un appartamento di proprietà della sua famiglia. Dopo una lite proprio con un membro della sua famiglia, è venuta fuori la sua omosessualità che per anni l’uomo ha dovuto tenere nascosta. A causa di ciò, riferisce Manuel, la madre l’avrebbe messo dinanzi ai fatti chiedendogli di continuare a vivere in quell’appartamento che gli era stato affidato in modo ‘consono’ alle tradizioni o scegliere la sua natura ed andare via. Manuel ha fatto le valigie e si è ritrovato in poche ore per strada, senza sapere dove andare. Avendo perso il lavoro di barman a causa della prima ondata pandemica, e non potendo permettersi di pagare un affitto, è stato ospitato inizialmente in un centro di accoglienza nel quartiere Ballarò a Palermo – dove ha vissuto di carità – ma che dopo tre mesi ha dovuto lasciare.
Pian piano sta cercando di ricostruire la sua vita, leccandosi le ferite determinate da quanto gli è successo.
Interpellata da un giornalista Rai, sua madre ha dichiarato di amarlo, ma di non poter accettare nemmeno l’idea di vedere un uomo al suo fianco, in quanto sarebbe contrario alla sua morale cattolica.
Manuel ha dovuto ricominciare da capo, con la tenacia che lo contraddistingue ma convivendo con il dolore di non avere più una famiglia disposta ad accoglierlo.
“Ho dovuto subire – dice – discriminazioni sin da bambino. Nel mio paese gli altri ragazzini non mi facevano giocare a calcio perché dicevano che ero una femminuccia. I miei genitori non hanno mai approvato la parola omosessualità. Essere omosessuali in certi contesti è veramente dura, ma io sono riuscito a rompere il muro del silenzio. Ed è questo il mio invito a chi si trova a vivere situazioni simili o uguali alla mia: non abbiate paura di dire chi siete, non nascondetevi, uscite allo scoperto”.
Il ddl Zan
Da tempo Manuel si batte per l’approvazione della legge Zan. Dopo il suo appello dello scorso anno, dalle pagine di Repubblica al presidente della Camera, Roberto Fico, quest’ultimo gli ha risposto scrivendo: “La storia di Manuel Croce ci ricorda che ci sono ancora dei passi da fare per una società che rispetti il modo in cui ciascuna persona si identifica, che non prescriva ruoli e non giudichi scelte. Le istituzioni devono impegnarsi in tal senso, così come ognuno di noi deve farlo nel suo quotidiano. Ed è per questo che raccolgo l’appello che Manuel mi ha rivolto: una legge contro l’omofobia è uno strumento normativo di cui abbiamo bisogno”.
Il 28 aprile, il ddl Zan è stato incardinato in commissione Giustizia al Senato, dopo settimane di polemiche, rimpalli, pressing e resistenze. Messa ai voti la calendarizzazione, è passata con 13 sì e 11 no. A chiedere da tempo l’avvio della discussione sono Pd, M5S, Leu e Italia Viva. Contrario il centrodestra.
Il provvedimento è stato approvato in prima lettura alla Camera dei Deputati il 4 novembre 2020.
Con la legge Zan potranno essere puniti i reati di discriminazione fondati sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, che saranno considerati alla stregua della discriminazione per odio etnico, razziale o religioso.
Una legge contro l’omofobia è essenziale
“Una legge contro l’omofobia – spiega ancora Manuel – è essenziale come il pane. Oggi noi omosessuali non abbiamo tutele. Il 17 maggio si ricorda il giorno in cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 1990, cancellò l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali. Però noi non siamo ancora tutelati. Se noi omosessuali camminiamo per strada mano nella mano, oppure ci baciamo, come la cronaca oggi ci insegna, veniamo insultati e a volte picchiati. E’ accaduto anche a me. Sono stato insultato per strada solo perché sono omosessuale.
Io chiedo con forza la legge Zan affinché tutti possiamo avere gli stessi diritti. Perché non siamo umani se non siamo tutti uguali nei diritti”.
Un centro di accoglienza per le vittime di discriminazioni sessuali
Manuel, che come detto si è ritrovato dall’oggi al domani in grossissime difficoltà, ha un obiettivo preciso: rivolgere un appello al governatore Musumeci affinché anche a Palermo ed in Sicilia si apra un centro che possa accogliere uomini e donne che sono vittime di discriminazione, “che magari vengono messi alla porta – sottolinea – per la loro identità di genere, perché si sono dichiarati omosessuali in famiglia, anche se la famiglia dovrebbe proteggere e tutelare, ma spesso purtroppo non accade”.
Quando la storia di Manuel è diventata di dominio pubblico, gli hanno scritto moltissimi ragazzi e ragazze che si sono ritrovati nelle sue stesse condizioni. “Io cerco di dare voce anche a loro – aggiunge il 41enne -, la mia storia è anche la storia di tanti altri”.
Da qui il suo appello: “In Italia ci sono pochissime strutture, sono solo tre, a Torino, a Milano e a Roma che possono accogliere persone che hanno avuto la mia stessa problematica. In Sicilia e in tutto il Sud Italia non esiste un centro del genere, ma purtroppo ci sono tante persone addirittura schiave all’interno del contesto familiare, perché non possono dire, perché sanno che le conseguenze sarebbero l’emarginazione e l’isolamento.
Mi rivolgo al Presidente della Regione, alla sua sensibilità, affinché possa stanziare delle somme per le associazioni che vogliano prendersi l’incarico di proteggere queste persone che sono poi rifugiati nella propria terra”.
L’appello alle mamme
Manuel cerca ancora l’affetto di sua madre, rivolgendo un appello “al cuore incondizionato di tutte le mamme. Questo è un momento molto particolare – spiega – in cui si tenta di far approvare una legge che ci rende più uguali nei diritti, perché non siamo trasparenti.
Faccio un appello al loro cuore di madri, saltate oltre la fossa del pregiudizio, tendeteci la mano, scendete con noi per strada a lottare per i nostri diritti. Siete le nostre mamme, noi vi amiamo, ed è giusto che voi siate al nostro fianco”.
L’importanza di una legge contro le discriminazioni sessuali
La storia di Manuel è assai lunga, il suo percorso tortuoso e travagliato. Quindici anni fa era assistente di volo, un lavoro che amava moltissimo e per il quale aveva tanto studiato. E’ stato licenziato, riferisce, a seguito di “due rapporti negativi stilati da due comandanti omofobi”. Ebbene, non ha potuto fare causa alla compagnia a motivo di un vuoto normativo. Ha avuto la conferma dal sindacato al quale si era rivolto. “Non ho potuto – ricorda – intentare una causa per discriminazione in quanto omosessuale. E’ importante che l’espressione “discriminazione omofoba” venga inserita nel codice penale. La tutela parte anche da questo, dal poterci difendere”.
Il futuro
“L’Europa ci chiede più diritti civili – conclude Manuel -. Io mi auguro che questa legge possa essere approvata affinché tutti possiamo essere veramente tutelati, non soltanto dal punto di vista giuridico ma anche culturale per metterci di pari passo agli altri paesi europei”.
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