No al ripiano del disavanzo della Regione siciliana in dieci anni. La Corte Costituzionale, con la sentenza numero 9 del 2024, ha dichiarato illegittimo l’articolo 7 del decreto legislativo 27 dicembre 2019, n. 158 con il quale la Sicilia veniva, di fatto, autorizzata a spalmare in dieci anni il disavanzo residuo, anziché nei tre anni previsti dalla legge.
In virtù della incostituzionalità del decreto legislativo diventano illegittime le poste di bilancio della Regione siciliana approvate in applicazione di questa norma ovvero l’art. 4, comma 2 dell’assestamento del bilancio di previsione 2019 e del triennale 2019/2021 sono anch’esse illegittime.
Si tratta dei bilanci per i quali la Corte dei Conti aveva sospeso i giudizi di parifica per l’esercizio finanziario 2020 con conseguenze su tutti i successivi bilanci.
Era stata proprio la Corte dei Conti a sollevare la questione di legittimità costituzionale della norma che permetteva di spalmare in dieci anni il disavanzo.
Una norma nel frattempo superata perché abrogata grazie ad un nuovo accordo dello scorso anno fra Stato e Regione e sostituita da una nuova norma, che ha invece seguito l’intero iter parlamentare, e che permette di spalmare quello stesso disavanzo in otto anni anziché in dieci o nei tre ordinari.
Sentenza di principio
Nonostante l’abrogazione della norma e la possibilità che la Corte Costituzionale dichiarasse il non luogo a procedere per estinzione del contenzioso, i giudici hanno scelto, invece, di esprimersi ugualmente in termini di principio giuridico dando ragione alla Corte dei Conti.
Cosa succede ai bilanci della Regione
Getta acqua sul fuoco dell’allarme che ne deriva l’assessore regionale all’Economia Marco Falcone “Di fatto non cambia niente nei bilanci della Regione siciliana – dice il titolare dei conti regionali a BlogSicilia – perché nonostante fossimo rimasti della nostra idea noi come Regione nel frattempo abbiamo conseguito i necessari miglioramenti di bilancio e tagliato il disavanzo nei tre anni previsti in via ordinaria. Insomma i conti sono già in ordine in base a questa sentenza”.
“Nel 2022 – aggiunge l’assessore all’Economia, Marco Falcone – siamo scesi da 6 a 4 miliardi di euro e per il rendiconto 2023 le nostre previsioni accreditano un ulteriore calo di ben 500-700 milioni. Proseguiremo, dunque, nella virtuosa operazione di ripiano del nostro debito senza incidere sul livello dei servizi offerti dalla Regione, e anzi potenziandoli e incrementando gli investimenti”.
Schifani, “equilibrio dei conti non è in discussione”
“L’equilibrio dei nostri conti, comunque, non è in discussione poiché nel frattempo abbiamo rispettato le indicazioni di Roma e della Corte dei conti, abbattendo il disavanzo e rimettendo la Sicilia in regola. In ogni caso, la norma oggetto della sentenza è stata superata dalla disposizione legislativa del 2022 che accorda alla Sicilia il ripiano del disavanzo in otto anni” dice il Presidente della Regione Renato Schifani.
Cosa farà la Corte dei Conti
La sentenza, di fatto, da piena ragione alla Corte dei Conti che ora, in base a queste disposizioni, dovrà tornare sulla parifica dei bilanci sospesi e pronunciarsi in via definitiva con il rischio concreto che vengano a mancare somme fra i 2 miliardi e 900 milioni e i 3 miliardi e 300 milioni alla Sicilia “Ci aspettiamo – aggiunge Falcone – che la Corte dei Conti adesso dica che, venuta meno la norma contestata, la Sicilia debba applicare la nuova norma che permette di spalmare non in dieci ma in otto anni la restante parte di disavanzo. Ma la Sicilia non avrà bisogno di avvalersi neanche di questa nuova facoltà perché abbiamo già conseguito il necessario contenimento del disavanzo”
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