Il tribunale del Riesame ha revocato il divieto di dimora e l’interdizione dai pubblici uffici, per un anno, per Giuseppe Mirici Cappa, l’impiegato dell’Assemblea regionale siciliana indagato per tentata induzione indebita a dare o promettere utilità.
I carabinieri all’inizio di febbraio avevano notificato a Mirici l’ordinanza e poi l’amministrazione dell’Ars aveva sospeso lo stipendio sempre per un anno.
Le indagini erano scattate dopo la denuncia dell’imprenditore che gestisce la buvette e il ristorante all’Ars che si è aggiudicato l’appalto nel 2019 secondo cui l’operatore tecnico dell’Ars avrebbe voluto costringerlo a rivolgersi esclusivamente a fornitori da lui indicati. A carico di Mirici ci sarebbero anche altri episodi di richieste di favori nei confronti di altri imprenditori.
La Procura ha richiesto di applicare gli arresti domiciliari all’indagato. I giudici hanno accolto le tesi degli avvocati difensori Giovanni Di Benedetto ed Enrico La Grassa.
Nell’inchiesta s’inserisce anche il ritrovamento di una busta con 15.250 euro nel balcone di un appartamento sotto quello dell’indagato. La proprietaria della casa ha dato la busta ai carabinieri. Secondo l’accusa Mirici mandò un’altra vicina di casa dalla donna che aveva trovato la busta per “interferire nelle indagini e recuperare i soldi”.
Lo scorso 8 febbraio ha risposto alle domande del gip di Palermo Giuliano Castiglia nel corso dell’interrogatorio di garanzia Giuseppe Mirici Cappa. Si è difeso dalle contestazioni mosse.
Come detto, le indagini sono scattate dopo la denuncia dell’imprenditore che gestisce la buvette e il ristorante all’Ars.
A fronte del rifiuto da parte dell’imprenditore, il pubblico ufficiale avrebbe utilizzato nei suoi confronti reiterati comportamenti ostili e vessatori. Nel corso delle indagini sarebbero emersi altri favori ricevuti da altri imprenditori che si sono aggiudicati appalti all’Ars, ma in quel caso i titolari delle ditte hanno negato pressioni o richieste da parte del funzionario. Tavoli e arredamenti donati, un trasloco da Palermo a Campofelice di Roccella e lavori di manutenzione nell’abitazione dell’impiegato dell’Ars all’ufficio tecnico.
Le indagini dei carabinieri non sono chiuse. C’è ancora da chiarire, ad esempio, se l’unico imprenditore che ha subito pressioni da Mirici Cappa sia stato il titolare della ditta Abathia che gestisce la bouvette dell’Ars.
Secondo quanto riferisce la vittima, Mirici Cappa gli avrebbe imposto fornitori di caffè e altri prodotti. “Con fare arrogante mi disse chi vi credete di essere, cominciate col piede sbagliato”, gli avrebbe detto Mirici Cappa. Da quel momento il clima al bar e al ristorante sarebbe diventato impossibile. Tanto che l’imprenditore si presentò dai carabinieri per presentare denuncia. La vicenda arrivò a Ruggero Moretti, responsabile unico del procedimento. Ci fu una riunione, ma non sarebbe cambiato alcunché. Gli altri imprenditori hanno negato invece di aver subito pressioni o di aver fatto regali al funzionario. Anche se nell’ordinanza del gip si fa cenno a traslochi da un appartamento di corso Tukory a una casa di Campofelice di Roccella, manutenzioni in casa del funzionario, assunzioni in una impresa di vigilanza, forniture di tavoli e altri oggetti da parte di un’azienda che si occupa di arredi ufficio.
Resta da chiarire, infine, come accennato, la vicenda dei soldi. Una donna che abita vicino al funzionario trovò a terra una busta con 15.250 euro. Il giorno prima Mirici Cappa aveva subito una perquisizione. Secondo l’accusa la busta era del funzionario che aveva pensato così di disfarsi dei soldi.