Assostampa Catania esprime “soddisfazione per la condanna a otto mesi, pena sospesa, per l’ex senatore Michele Giarrusso, accusato di diffamazione nei confronti della giornalista recentemente scomparsa Debora Borgese”: lo riferisce una nota.
“Una sentenza – prosegue il sindacato – che rende giustizia postuma a una collega pesantemente offesa con frasi volgari e sessiste pubblicate su Facebook da un uomo che in quel momento rappresentava le Istituzioni. Una battaglia che Debora ha perseguito con determinazione, arrivando finanche alla Corte Costituzionale e ottenendo l’annullamento dell’insindacabilita’ per immunita’ parlamentare a cui Giarrusso aveva fatto ricorso. Il sindacato unitario dei giornalisti sosterra’ sempre i colleghi intimiditi o, come in questo caso, offesi da coloro i quali, attraverso questi sistemi, provano – vanamente, come nel caso di Debora – a frenarne l’impegno professionale”.
A settembre la giornalista aveva scritto un lunghissimo messaggio per annunciare a tutti il suo male. “Credo che sia arrivato il momento di dire la verità a tutti voi – scriveva- D’altronde, sono costretta a farlo perché non vorrei che qualcuno pensasse che io sia una maleducata che sparisce all’improvviso senza una plausibile spiegazione. Badate bene: la presente non vuole essere una nota di autocommiserazione e non cerco compassione di cui francamente non ho bisogno. Chiedo solo comprensione alla mia irreperibilità in segno di collaborazione da parte vostra, utile al mio equilibrio e alla mia serenità. Le mie condizioni di salute negli ultimi mesi sono precipitate e il quadro sin qui tracciato, dai primi accertamenti, dagli esami clinici già effettuati e dai medici e specialisti consultati, non lascia presagire nulla di buono per me. Vorrei risparmiarvi un inutile dispendio di energie nell’alimentare false speranze di circostanza – che nessuno di competente, comprensibilmente, mi ha dato – per evitare dolori e delusioni che si potrebbero rivelare altamente nocive tanto per me quanto per voi. Piuttosto, vorrei indirizzare chi mi vuole bene all’accettazione perché credo sia il solo modo per affrontare questo momento, come ho fatto io”
“Non si tratta di “rassegnazione” ma di “accettazione” – aveva continuato la Borgese sui social – la rassegnazione è solitamente avvolta nel tetro manto del maligno e della negatività. L’accettazione, invece, permette di guardare con lucidità la realtà e andare avanti fino alla fine, affrontando le avversità con il coraggio, la concentrazione e la determinazione di sempre. L’accettazione è anche una condizione necessaria per riuscire a realizzare le ultime incompiute. Dalla vita ho avuto tutto quello che avessi potuto desiderare e forse anche oltre, talvolta immeritatamente. Manca giusto qualcosa, quisquilie per qualcuno ma che per me si rivelano fondamentali a completamento delle mie soddisfazioni personali e della mia felicità. La mia unica preoccupazione è la mia famiglia perché si sa: i problemi e le vere sofferenze non sono per chi va via ma per chi resta. È a loro che dovrete pensare perché, per quel che mi riguarda, vi garantisco di essere in ottime mani”.