“Mi offrì di scegliere tra le carceri e gli affari penali. scelsi la prima soluzione ma poi cambiò idea senza dirmi il perchè”. L’ex Pm di Palermo Nino Di Matteo ripercorre così la telefonata fatta a Non è L’Arena che ha sconvolto il modo politico e giuridico. Lo fa in una intervista rilasciata a Repubblica.
Nino Di Matteo ha scelto la via del silenzio dopo le pesanti dichiarazioni della trasmissione di Giletti. “Quello che avevo da dire sono riuscito a dirlo”.
Il 18 giugno Di Matteo è nella sua casa di Palermo. Squilla il telefono, è il ministro Bonafede. La telefonata durò 10-15 minuti. I particolari sono raccontati da Di Matteo che ricevette la duplice proposta dal ministro nel corso di quella telefonata. “Scelga lei”, avrebbe detto il Guardasigilli Bonafede. Di Matteo quindi andò al ministero per accettare l’incarico ma Bonafede lo bloccò dicendo che era stato scelto Basentini.
Di Matteo, racconta ancora a Repubblica, rimase sorpreso ma non chiese il motivo del cambio di rotta al ministro. “Cose come queste sono indimenticabili”, dice Di Matteo che aggiunge: “Pensai di essere stato trattato in modo non consono per la mia dignità professionale”.
Cos’è accaduto tra la richiesta di Bonadefe e il suo ripensamento? Se lo continua a chiedere anche Di Matteo. “Se e, da dove, fosse giunta un’indicazione negativa, magari uno stop degli alleati o da altri, questo io non posso saperlo”. Fatto sta che dalle carceri si sarebbe mosso un grido unanime contro tale scelta: “Se arriva quello è finita”.
Di Matteo, ha annunciato, che non si tirerà certo indietro se dovesse essere chiamato a parlare di questa pagina, che al momento sembra buia. “Se mi chiameranno in una sede istituzionale, andrò a spiegare quei fatti per come li ho vissuti – aggiunge – ma almeno adesso mi sono tolto un peso”.