- Il presidente di Confcommercio Palermo lancia appello ad autorità sanitarie
- Nel 2020 sono state chiuse 20.000 aziende in Sicilia
- “Nel 2021 si potrebbe registrare la morte di un altro 30% di aziende”
Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo, fa pressing per le aperture e chiede la zona gialla. E lo fa lanciando un appello alle autorità sanitarie affinché le nuove decisioni sulla colorazione della Sicilia in merito alla pandemia da Covid19 siano assunte sulla base dei dati reali e non con un atteggiamento di eccessiva prudenza.
Atteggiamento che – secondo la numero uno della Confcommercio palermitana – si è dimostrato solamente inutile e ha pesato sulle spalle di chi da 15 mesi è stato colpito non solo dalla pandemia ma anche da “incapacità, inadeguatezza organizzativa e approssimazione”.
Le parole di Patrizia Di Dio
“La Sicilia ha tutte le carte in regola per diventare “zona gialla” – sottolinea – e permettere la riapertura di numerose altre attività commerciali, chiuse ormai da troppo tempo. I numeri del contagio e la situazione epidemiologica in Sicilia hanno fatto registrare vistosi miglioramenti nell’ultima settimana, a conferma che la riapertura dei negozi e la fine della “zona rossa”, decisa la settimana scorsa, non hanno in alcun modo pesato sull’indice del contagio e che il rispetto delle misure di prevenzione sono sufficienti per il ritorno al lavoro di tutti”.
Nel 2020 in Sicilia chiuse 20.000 aziende e persi 35.000 posti di lavoro
Il presidente di Confcommercio Palermo fa il punto delle perdite in tutta l’isola da inizio pandemia. “Chiediamo da tempo di poter offrire un contributo alla ricerca della migliore soluzione, di aiutare a definire i protocolli e i migliori sistemi di prevenzione ma al nostro invito ad un confronto costruttivo il presidente della Regione Musumeci non ha nemmeno dato riscontro. Eppure siamo la categoria e la provincia più colpita di una Sicilia che già nel 2020 ha visto chiudere 20.000 aziende con 35.000 posti di lavoro persi e 11 miliardi in meno di fatturato e con la prospettiva nel 2021 di registrare la morte di un altro 30% di aziende che non riusciranno più ad aprire. “Mentre il medico sturìa, il malato se ne va”, come si dice dalle nostre parti”.
“Quasi tutta Italia è già ripartita”
Prosegue la Di Dio: “Quasi tutta l’Italia è già ripartita da alcune settimane, dando ampia conferma a quello che sosteniamo e chiediamo da tempo: il graduale ritorno alla normalità – se supportato dal rispetto dei protocolli di sicurezza – è compatibile con l’emergenza sanitaria. Dev’essere chiaro che ogni giorno che passa, senza poter riaprire la propria attività lavorativa, è un colpo durissimo per gli imprenditori e i loro dipendenti che hanno sempre rispettato rigorosamente le regole, nonostante l’iniquità palese di certi provvedimenti e la mancanza di adeguati sostegni”.
“Ci meritiamo di tornare a lavorare”
Continua: “Ci meritiamo di tornare a lavorare con il senso di responsabilità che ci ha sempre contraddistinto, con l’auspicio che anche le istituzioni ci vengano incontro, non solo con adeguati sostegni a fondo perduto o con moratorie fiscali, ma dandoci anche la prospettiva di acquisire almeno una minima serenità futura, evitando che accadano altri episodi incresciosi come i folli assembramenti di piazza Duomo a Milano per cui altri ne piangiamo le conseguenze”.
“Sicilia largamente indietro su vaccinazione”
E conclude parlando della campagna di vaccinazione nell’isola: “Pretendiamo che si dia il giusto impulso alla campagna di vaccinazione che in Sicilia è ancora largamente indietro rispetto al resto d’Italia (dopo oltre quattro mesi solo il 27% dei siciliani ha ricevuto la prima dose di vaccino) e pretendiamo che vengano immediatamente ripristinate le condizioni per poter ripensare a una completa riapertura delle attività imprenditoriali, dai locali pubblici alle palestre, dagli eventi ai musei e ai cinema, con regole che tengano conto sia delle evidenze epidemiologiche che delle esperienze maturate in questi 15 mesi di pandemia”.
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