Trame sinuose come vesti femminili delle statue dell’Antica Grecia, che nascono da robot di ultima generazione. Forme scultoree, effetti ottici e geometrie in movimento che fanno del marmo un materiale in grado di coniugare estetica e funzionalità.
I temi della storia dell’arte, della musica e del gioco sono al centro delle creazioni degli allievi del Laboratorio di disegno industriale del Corso di Studi in Architettura che hanno scelto di fare pratica alla Palumbo Marmi, azienda di Trabia specializzata nella lavorazione di pietre naturali. Gli aspiranti designer sono chiamati a progettare dei lavabi in marmo ispirandosi a sette moduli da rivestimento già pronti. Si tratta del completamento di un lavoro iniziato l’anno scorso all’interno del laboratorio tenuto dal professor Dario Russo.
“Nel 2015 – spiega Massimo Peligra, rappresentante aziendale – gli studenti hanno ideato sette moduli da rivestimento. Quest’anno, attraverso i lavabi, puntiamo a trasferire l’eredità del precedente lavoro nell’arredo bagno. Ciò non significa che i ragazzi dovranno riprendere pedissequamente quanto già fatto, ma progettare qualcosa che possa ‘sposarsi’ con uno dei moduli esistenti”.
I progetti degli studenti hanno anche suscitato l’interesse di Francesco Paolo Campione, docente di Storia dell’arte presso l’Università di Messina ed Estetica della comunicazione al Consorzio Universitario del Mediterraneo Orientale di Noto: “L’attenzione che Palumbo Marmi dedica all’oggetto d’uso comune come portatore di bellezza è il tratto distintivo di quella ‘usabilità emozionale’ che il design dovrebbe sempre perseguire”.
“I lavabi che progettano gli studenti sono design nel senso migliore del termine – ribadisce il professor Russo – perché rispondono allo stesso tempo a esigenze pratiche ed estetiche. Qui, funzionalità pratica e funzionalità simbolica vengono a coincidere. La parola téchne, usata dagli antichi Greci per indicare l’arte, da cui deriva il nostro termine tecnica, credo descriva al meglio il lavoro di Palumbo. Il pezzo marmoreo nasce infatti da macchine d’avanguardia, frutto di tecnologia avanzata”.
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