Continua a far discutere l’aumento dello stipendio dei settanta deputati dell’Assemblea regionale siciliana, costituito dall’indennità parlamentare e dalla diaria, a causa “dell’aumento deciso dell’inflazione nell’anno trascorso” che ha portato a una crescita della spesa da 10,45 milioni del 2022 agli 11,2 milioni di euro per il 2023.
In pratica 10.700 euro in più all’anno per ogni onorevole di Palazzo dei Normanni, 890 al mese. «Occorre precisare che le voci fondamentali costituite dall’indennità parlamentare e dalla diaria – si legge nella nota integrativa al bilancio interno dell’Ars approvato ieri pomeriggio da Sala d’Ercole – sono state modificate a decorrere dal primo gennaio 2014 per tenere conto del limite complessivo di 11.100 mensili previsto dalla legge regionale 4 gennaio 2014, n. 1.
La stessa legge prevede che la misura del trattamento sia soggetta ad adeguamento secondo la variazione dell’indice Istat del costo della vita. L’aumento deciso dell’inflazione nell’anno trascorso ha pertanto portato a una rimodulazione in aumento della spesa». Il costo del Parlamento resta più o meno quello dell’anno scorso: 133,5 milioni di euro, mezzo milione in meno.
“Il paradosso di una classe politica, che non legge i tempi, sta tutto in quello che ieri pomeriggio all’Assemblea regionale siciliana si è consumato: l’aumento di quasi 900 euro ad ogni deputato”. Lo dichiara Davide Faraone, deputato di Azione-Italia Viva. “Si tratta – spiega – dell’approvazione del bilancio interno dell’Ars, spacciato per automatico adeguamento Istat, ‘subìtò dagli onorevoli regionali che non sono riusciti ad ‘arginarè questo ulteriore bonifico nei loro conti correnti. Una una bugia: lo scatto può essere bloccato, anche in Sicilia, come ogni anno, dal 2006 a oggi. Viene fatto dall’ufficio di presidenza della Camera dei Deputati. L’aumento è uno schiaffo in pieno volto ai cittadini che vedono crescere il costo delle bollette, del carburante, della spesa, la rata del loro mutuo, mentre le loro entrate rimangono immobili Adeguare gli stipendi di chi è indietro al costo della vita, tagliare le tasse sul lavoro, di questo dovrebbe occuparsi una classe dirigente seria. Nessun qualunquismo nelle mie parole, nessuna voglia di anti politica o lotta alla casta. Semmai il contrario, credo nella politica e credo che decisioni come queste le facciano tanto male”.
“Questo aumento acuisce lo scollamento esistente e perdurante tra cittadini e istituzioni. Faccio appello al presidente dell’Ars, affinché riconvochi l’organismo che ha approvato l’aumento e torni sui suoi passi”, conclude.