- Gli ex pm Petralia e Palma non commisero reati nelle indagini sul depistaggio relativo alla strage di via D’Amelio
- Lo scrive il gip di Messina nel provvedimento che dispone l’archiviazione dell’inchiesta
- Agli ex pm si contestava il reato di concorso in calunnia aggravato dall’avere favorito Cosa nostra
“La corposa attività d’indagine svolta dalla Procura non ha consentito di individuare alcuna condotta penalmente rilevante a carico dei magistrati indagati che fosse volta a indurre consapevolmente Scarantino a rendere false dichiarazioni e a incolpare ingiustamente qualcuno”. Lo scrive il gip di Messina nel provvedimento che dispone l’archiviazione dell’inchiesta aperta dalla Procura di Messina sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio a carico degli ex pm Carmelo Petralia ed Annamaria Palma.
Il reato contestato
I due magistrati facevano parte del pool che coordinò l’indagine sull’attentato costato la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della scorta. A entrambi si contestava il reato di concorso in calunnia aggravato dall’avere favorito Cosa nostra. L’archiviazione del procedimento era stata chiesta dalla stessa Procura di Messina con una articolata motivazione.
Il falso pentito Scarantino
All’istanza si erano opposti i legali delle persone offese dal reato che ritenevano che della costruzione a tavolino dei pentiti di allora come Vincenzo Scarantino, poi rivelatisi falsi, ci fossero i due magistrati.
Le indagini sui due magistrati
Annamaria Palma attualmente è avvocato generale a Palermo, mentre Petralia, che ha ricoperto la carica di procuratore aggiunto a Catania, da novembre è in pensione. Per legge competente a indagare sui magistrati è la Procura di Messina guidata da Maurizio De Lucia. Nell’ipotesi accusatoria, in concorso con tre poliziotti tuttora sotto processo a Caltanissetta – Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo – i due pm avrebbero depistato le indagini sulla strage di via D’Amelio imbeccando tre falsi pentiti, tra cui Vincenzo Scarantino, e suggerendo loro di accusare dell’attentato persone ad esso estranee.
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