I carabinieri stanno battendo tutte le piste possibili sul pestaggio di Giovanni Caruso affrontato la scorsa notte da tre giovani e pestato a sangue sotto casa in viale Regione Siciliana.
Giovanni Caruso titolare del pub Rivendell, ex Dorian, di via Gerbasi a Palermo è uno dei tre commercianti che si erano costituiti parte civile nel processo ai boss del pizzo di Borgo Vecchio dopo averli denunciati.
Ma forse a picchiarlo non sono stati i picciotti mandati dagli uomini del clan del Borgo Vecchio condannati alla fine del processo.
Pare che l’aggressione sia dovuta a motivi diversi da quelle condanne. Al momento nulla di ufficiale. Le piste seguite dagli investigatori porterebbero ad altro.
Giovani Carusoi l titolare del disco pub Rivendell (ex Dorian )nell’aggressione ha riportato diverse fratture al volto, alla mascella e agli zigomi. Insieme ad un socio e ad un’altra vittima si sono costituiti parte civile nel processo contro gli estorsori del Borgo Vecchio ed è stato picchiato sotto casa da tre uomini.
La prognosi per Giovanni Caruso, l’imprenditore picchiato la scorsa notte, è di 20 giorni. Resterà la notte in ospedale. Bisognerà aspettate l’esito della Tac a 24 ore.
L’aggressione del titolare del disco pub Rivendell (ex Dorian) è avvenuta in viale Regione Siciliana. Giovanni Caruso è stato accompagnato dalla sorella attorno alle 4 del mattino. Aveva l’incasso. Una somma cospicua che, come spiegano gli investigatori, non è stata toccata.
Caruso nell’androne di casa è stato bloccato da una persona e portato fuori. I tre lo hanno portato in una zona distante 200 metri da casa. Poi lo hanno picchiato.
L’imprenditore è stato sentito dai carabinieri. Ma se in mattinata la pista sembrava quella legata alle dichiarazioni fatte durante il processo, ma più passa il tempo e più sembra che la mafia c’entra poco con l’aggressione.
Gli investigatori non si sbilanciano, ma nelle prossime ore potrebbero arrivare nuove notizie sul pestaggio.
Il Comitato Addiopizzo manifesta solidarietà e vicinanza all’imprenditore del Borgo Vecchio pesantemente aggredito stanotte nei pressi della sua abitazione.
La vittima dell’ignobile e brutale aggressione è assistita dal Comitato Addiopizzo anche in riferimento al difficile ma coraggioso percorso di denuncia delle estorsioni subite in dieci anni di attività imprenditoriale da soggetti facenti capo alla famiglia mafiosa del Borgo che due giorni fa sono stati condannati dal Tribunale di Palermo.
Come abbiamo avuto modo di sottolineare sempre e anche all’indomani di questa importante sentenza, la scelta di collaborazione di questi imprenditori con l’Autorità Giudiziaria è doppiamente rilevante poiché proviene da chi si trova a lavorare in un contesto territoriale fortemente pervaso dalla presenza della mafia e dove tutti, estorsori e imprenditori, si conoscono e si possono incontrare quotidianamente.
A ciò si aggiunga, quindi, il grande valore che ha la scelta di costituirsi parte civile nei confronti di chi per lungo tempo ti ha chiesto il pizzo e ti ha pesantemente minacciato nello svolgimento del tuo lavoro.
La scelta dell’imprenditore vittima dell’aggressione così come di altri operatori economici di collaborare rappresenta oggi uno dei percorsi più significativi espressi da una città troppo spesso disattenta e immobile che non riesce a cogliere le peculiarità e le complessità di vicende tanto importanti e delicate.
In questo momento noi volontari del Comitato Addiopizzo stiamo seguendo con apprensione al Pronto Soccorso l’evolversi delle condizioni di salute del nostro imprenditore a cui ci stringiamo con forza e determinazione.
Queste persone continuano ad essere costantemente seguite dal Comitato Addiopizzo in raccordo con la magistratura e le Forze dell’Ordine, perché a Borgovecchio, così come in altre aree critiche della città il percorso è tracciato e non saranno questi ignobili fatti a far arretrare tutti i soggetti coinvolti.