Don Giovanni di Mozart secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio è un mélange sonoro e canoro, tra pop, rock e jazz, con un’androgina Petra Magoni nei panni del seduttore. Petra Magoni sarà la protagonista del Don Giovanni secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio, che debutta al Teatro Biondo di Palermo venerdì 10 maggio alle ore 21. Al suo fianco ci sarà un affiatato gruppo di attori, musicisti e cantanti. Lo spettacolo, prodotto dalla Fondazione Teatro di Napoli del Teatro Bellini, replicherà la rappresentazione fino al 19 maggio.
Al centro di questa stravagante rivisitazione dell’opera di Mozart c’è l’idea di un Don Giovanni androgino, affidato alla straordinaria voce femminile di Petra Magoni. Da questa idea si sviluppa la drammaturgia musicale, il filo con cui L’Orchestra tesse una variante contemporanea del mito settecentesco. Una visione “altra” del protagonista, che apre ad una diversa lettura dei rapporti tra i personaggi.
Firmano la regia dello spettacolo Andrea Renzi e Mario Tronco, mentre le elaborazioni musicali sono affidate a Leandro Piccioni, Pino Pecorelli e allo stesso Mario Tronco. Nel cast anche la cantante reggae Mama Marjas, Hersi Matmuja, Evandro Dos Reis, Omar Lopez Valle, Houcine Ataa e, alla prima collaborazione con l’Orchestra, Simona Boo, dal 2015 vocalist dello storico gruppo napoletano dei 99 Posse. Le scene dello spettacolo sono di Barbara Bessi, i costumi di Ortensia de Francesco e le luci di Daniele Davino.
“Siamo abituati all’idea di un Don Giovanni burlone, che si finge spesso un altro – racconta il regista Mario Tronco – il travestimento, la mascherata sono le tentazioni per lui irresistibili. Si direbbe, per dirla con le parole di Fedele d’Amico, che egli inganni le donne non tanto per il piacere di conquistarle, ma che si prodighi a conquistarle per il piacere di ingannarle. Amare le donne e diventare ogni volta un altro. Potrebbe essere una definizione del Teatro come luogo in cui esseri in carne ed ossa si fingono altri. Il nostro Don Giovanni parte però da presupposti diversi. L’idea è quella di sempre: rappresentare sé stessi nei panni di altri, recitare il ruolo di sé stessi con le parole e il carattere di personaggi di fantasia”.
Don Giovanni, come un redivivo Cab Calloway in un immaginario Cotton Club, in un’ambientazione dal gusto anni ’20 ma anche fortemente contemporaneo, dirige la sua orchestra e il suo destino in una pulsione di libertà e perdizione. Un luogo carico di energia, luce e vita, nel quale i musicisti delimitano uno spazio circolare tagliato da una parete di pannelli specchianti, e dove si agitano i protagonisti nelle loro fughe musicali ed esistenziali.
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