“Quaranta anni sembrano tantissimi, ma quaranta anni sono niente per chi ha vissuto tutta una vita con il ricordo di una vittima della mafia nel cuore. Essere qui in tanti è importante, perché anche questo testimonia che quel sacrificio non è stato un sacrificio vano”. Sono le parole pronunciate da Maurizio De Lucia, Procuratore della Repubblica di Messina, che ha preso parte all’evento realizzato da BlogSicilia per ricordare il 40mo anniversario dell’omicidio di Antonino Burrafato, sottoufficiale della polizia penitenziaria, ucciso dalla mafia il 29 giugno 1982. De Lucia, oggi a capo della Procura di Messina, nella seconda metà degli anni novanta ha rappresentato l’accusa nel processo a Leoluca Bagarella, condannato all’ergastolo per la morte del sottoufficiale.
Il dibattito per ricordare la memoria di Antonino Burrafato è stato condotto da Manlio Viola (direttore di BlogSicilia), con la partecipazione – oltre a De Lucia – di Francesco La Licata (editorialista La Stampa), Lirio Abbate (direttore L’Espresso) e Totò Burrafato. Sul palco, anche la voce narrante di “Tutta un’altra storia”, Valentina Barrile. L’incontro si è tenuto a Termini Imerese, a Piazza Sant’Antonio, a pochi passi dal luogo dove Burrafato venne ucciso quaranta anni fa.
Il dibattito su Video Regione il 3 luglio alle 21,00
Il dibattito sul 40mo Anniversario della morte di Antonino Burrafato sarà trasmesso il prossimo 3 luglio (alle ore 21,00) su Video Regione, al canale 14 del digitale terrestre.
De Lucia, “ecco cosa era la Sicilia dei primi anni ottanta”
Il magistrato ha contestualizzato storicamente quell’omicidio. Nella primavera del 1982, Cosa Nostra iniziava il suo attacco allo Stato con l’omicidio di Pio La Torre, il segretario regionale del PCI. A settembre, poi, cadeva a Palermo, nell’agguato di Via Isidoro Carini, il prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, inviato dallo Stato nel capoluogo siciliano per contrastare Cosa Nostra.
Dalla strage di Viale Lazio all’omicidio Dalla Chiesa
Tra la primavera e la fine dell’estate, a Palermo e in provincia si scatenò una mattanza. Non soltanto regolamenti di conti tra famiglie mafiose, ma anche attacchi a uomini delle istituzioni. “Il 16 giugno del 1982, cioè pochi giorni prima di questo terribile assassinio di Cosa Nostra – ricorda De Lucia – sulla circonvallazione di Palermo, poneva in essere probabilmente uno degli atti più violenti della sua storia la strage della circonvallazione. Per uccidere un mafioso della famiglia catanese dei Santapaola, che veniva tradotto in carcere, vengono massacrati tre carabinieri e l’autista civile della macchina che stava trasportando il mafioso. L’agguato avviene in pieno giorno, coi mafiosi sul cofano della macchina a sparare sventagliate di kalashnikov. Questa era la Palermo nella Sicilia del 1982. E quelli erano uomini che servivano lo Stato e facevano il loro mestiere. Niente di più, lo facevano rispettando le regole”.
Burrafato, un servitore dello Stato che ha fatto il suo dovere
Per De Lucia, “la morte di Antonino Burrafato è la morte di un servitore dello Stato che ha semplicemente fatto il suo dovere. Esistono dei mestieri, dei lavori, delle professioni in cui si deve mettere in conto che può accadere quello che è accaduto a lui. Quando succede esistono dei doveri che lo Stato e la società hanno. Uno è quello di fare giustizia, di cercare la verità, di capire, di capire tutto e di restituire, almeno nella memoria, il valore dell’uomo che è caduto. L’altro è quello della società, di non dimenticare, di continuare a ricordare. Perché ricordare impone il dovere dell’onore, perché è accaduto il dovere della memoria, perché queste cose non accadano più”.
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