Palermo

Dalle Madonie ai Nebrodi, dai Monti Sicani all’Etna attendono le Zone Franche Montane: il compleanno dell’ennesima incompiuta dell’Ars

Settecento giorni senza che nessuno se ne ricordi più. Settecento giorni di assoluto dimenticatoio. Un tempo enorme, quasi due anni. Tanto è passato dal 16 aprile 2015 giorno in cui la Commissione Attività Produttive dell’Ars ha dato il suo via libera alla legge sulla Montagna, il ddl 981. Una legge che incorpora al suo interno anche l’istituzione delle Zone France Montane, aree ben definite che riguardano i territori svantaggiati della Sicilia in quanto difficili da raggiungere per il loro appartenere geograficamente ad agglomerati di Montagne, paesaggisticamente belli, turisticamente appetibili ma di fatto svantaggiati.

A distanza di quasi due anni dall’approvazione di quel disegno di legge che doveva essere un’altra delle grandi riforme di questa legislatura, la norma è rimasta impantanata nei meandri burocratici dell’Assemblea regionale siciliana, dimenticata, forse volontariamente o forse per semplice inedia, nel percorso fra la Commissione attività produttive e la Commissione Bilancio nonostante nel lontano 2015 fosse stata inserita fra le norme con procedura d’urgenza e priorità nel percorso d’aula.

Il percorso della norma lo ricostruisce MadonieNotizie.it (leggilo qui) che ha sposato la causa delle zone franche montane fin dalla nascita e che da quel 16 aprile 2015 tiene il conto dei giorni trascorsi inutilmente, ben 700 oggi, appunto.

Leggi anche

Zone franche montane, legge ferma | “Ritardo della Regione inaccettabile”

Ma perché questa riforma trasformata in incompiuta di cui oggi festeggiamo il ‘compleanno dell’inutilità dei nostri amministratori’ è così importante? Si tratta dio una legge di equità, che offre ai territori svantaggiati le opportunità che oggi non hanno e permette loro di crescere, investire, costruire da soli il proprio futuro.

Non si tratta di una norma che riguarda solo le Madonie ma la definizione stessa di zone France Montane dice chiaramente che l’istituzione di queste aree omogenee riguarderà il territorio Madonita, quello dei Nebrodi, i monti Sicani, l’area dell’Etna. insomma qualsiasi zona montana che per raggiungibilità mostri uno svantaggio, potrà diventare zona franca.

Leggi anche

Piovono due miliardi per la Sicilia, istituire le zone franche montane

L’abbattimento della tassazione permetterebbe lo sviluppo dell’impresa locale, le assunzioni, le attività turistiche, l’arrivo degli investimenti locali e nazionali e forse anche extra nazionali ingenerando un circuito di crescita e di sviluppo che alla fine del percorso gioverebbe a tutti: al territorio, al lavoro, allo stesso Stato/Regione che a fronte delle poche tasse non incassate nel breve e nel medio termine vedrebbe una crescita dei volumi di scambio e dunque delle tasse dirette incassate nel medio e nel lungo termine in numerose aree.

Ma la norma langue senza che di essa si sappia più nulla. La Commissione bilancio è attualmente impegnata a litigare sulla Finanziaria che non sembra si possa fare neanche a marzo. Fino a fine aprile non parlerà d’altro. poi, in linea teorica, potrebbe prelevare quel ddl del 2015 con un atto di forza. Ma a maggio incomberà l’estate e ad autunno si vota.

Ai cittadini siciliani che vivono nelle aree montane non resta che ricordare di questa incompiuta, di questa ennesima beffa di una Assemblea che resterà nella storia per le riforme non fatte, per quelle fatte male e riscritte quattro o cinque volte, per le leggi cassate, per quelle non applicate o non applicabili. Insomma una legislatura che verrà ricordata per il suo assoluto nulla.

Secondo il Presidente della Commissione Bilancio, Vincenzo Vinciullo, però, così com’è la legge non si può fare e va rivista. leggi qui

Leggi l'articolo completo