“Ci hanno lanciato un salvagente sgonfio, adesso Palermo deve solo provare a non annegare, forse è mancato un atto di coraggio di tutte le forze politiche che non hanno saputo rappresentare a livello nazionale le reali esigenze di una città allo stremo”. Lo dice Leonardo La Piana segretario generale Cisl Palermo Trapani, dopo la conferma delle somme stanziate dallo Stato per “salvare Palermo”.
180 milioni di euro dal 2022 al 2042
“Di contro se anche fosse stata maggiore dei 180 milioni di euro dal 2022 al 2042, che ovviamente riteniamo insufficienti, un quarto di questa cifra ricadrà comunque sulle spalle dei palermitani, che sono in procinto di pagare un conto altissimo nei prossimi anni tra aumento dell’addizionale Irpef e delle imposte comunali – aggiunge La Piana –. Ormai di fatto, dato che questa è la realtà da gestire e che appesantirà i conti del Comune per i prossimi vent’anni, ai candidati Sindaco di questa città chiediamo quindi di avere piena contezza della situazione, e di non fare dei loro programmi elettorali ‘libri dei sogni”, inserendo invece azioni certe partendo da risorse ben identificate con tempistiche ben definite con l’obiettivo di affrontare i prossimi anni, partendo dalla situazione economico-finanziaria in atto, quindi con una visione concreta di futura. Un ‘progetto Palermo’ che pensi a migliorare i servizi ai cittadini, a rinnovare la Pubblica amministrazione e a far in modo che tutto non ricada sulle spalle di lavoratori e pensionati, che già sono allo stremo della loro condizione”.
Appello alla politica
“In questo clima – conclude il segretario generale Cisl Palermo Trapani La Piana – serve maggiore responsabilità politica che può giungere mettendo da parte le divisioni e i contrasti anche interni alla maggioranza che spesso hanno provocato in consiglio comunale continui rinvii di provvedimenti strategici e fondamentali. Il bene della città deve essere prioritario, questo chiederemo alla prossima amministrazione comunale perché da tutto ciò passa quella idea di ‘futuro possibile’ fondamentale per i giovani ma anche per quella fascia di età che definiamo ‘generazione di mezzo’, composta da tante persone dai quarant’anni in su che hanno perso il lavoro e che ha attualmente poca prospettiva di trovarne un altro”.
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