Era il sette febbraio. La compagna Rosi Sparacio era nel centro commerciale Poseidon a Carini, il compagno Santo Alario insieme a Giovanni Guzzardo erano partiti da Capaci diretti nella zona di Caccamo passando da Ventimiglia di Sicilia.
Da quel momento non si sa più nulla dei due. Le uniche cose rimaste ai familiari sono gli ultimi filmati che Santo Alario ha mandato alla compagna.
“Siamo in una montagna, dove ha perso le scarpe il Signore. Lo vedi? Guarda, guarda, neanche si vede il mare”.
Così l’uomo descrive il paesaggio che scorre accanto all’auto che percorre una strada dell’entroterra siciliano. Durante il viaggio Alario invia quattro video alla compagna. Sono immagini e audio che infittiscono il giallo sulla loro scomparsa, specie quando Guazzardo, sottovoce, pronuncia la frase “la cosa è grave”.
Le parole si sentono appena, forse sta parlando al telefono con un’altra persona, mentre Alario continua ad immortalare il loro viaggio in macchina e dice alla propria compagna “ti giuro, stiamo salendo ancora”. E’ quasi incredulo di fronte ai chilometri ancora da percorrere per giungere ad una meta fino ad oggi sconosciuta. Le indagini dei carabinieri proseguono nel riserbo più assoluto.
Ogni aspetto della vita dei due è stata passata al setaccio. Quello che lascia interdetti è il silenzio della famiglia Guzzardo in questa vicenda. Se da un lato la compagna, la madre di Santo Alario hanno fatto di tutto per lanciare l’allarme, la famiglia dell’uomo di Caccamo è rimasta in silenzio.
Guzzardo aveva preso in gestione nella piazza di Capaci, l’Avana food and drink, da quel giorno rimasto chiuso e circondato da un alone di mistero. Di certo c’è, che l’uomo originario di Caccamo, aveva ristrutturato e rimesso in sesto l’attività: quella ottenuta tramite un finanziamento sarebbe una somma di circa 180 mila euro, su cui i carabinieri coordinati dalla procura di Termini Imerese stanno tuttora indagando. Il locale era diventato il punto di riferimento di Alario, che avrebbe trascorso lì parte delle sue giornate.
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