Parte da Agrigento l’importazione nei territori dell’accordo fra Pd e Movimento 5 stelle che attualmente sono insieme al Governo del paese. E le elezioni della prossima primavera sembrano destinate ad essere il teatro politico dove andrà in scena il laboratorio sperimentale dell’accordo.
Un patto che, però. potrebbe avere conseguenze importanti anche a livello regionale andando ad incidere negativamente sull’alleanza che sostiene Nello Musumeci e che lui stesso non vuole che si chiami maggioranza visto che maggioranza all’Ars non è.
A rendere la situazione fluida a livello politico è il nome del pontiere di questi possibili accordi: Roberto Di Mauro.
Si perché sembra proprio che nell’agone delle amministrative Di Mauro voglia lanciare Franco Miccichè, già assessore della prima giunta di Lillo Firetto proprio in quota Di Mauro in funzione dell’alleanza che sosteneva l’attuale sindaco. Ma i rapporti Firetto e Di Mauro sono più gli stessi tanto che Miccichè è uscito da un po’m di tempo da quella giunta e ora sembra proprio sia pronto a presentarsi nel novero dei candidati sindaci.
Attualmente nella corsa a primo cittadino dei templi sembra siano pronti a scendere in campo in tre. In primo luogo lo stesso Firetto che corre per la riconferma. Vorrebbe tentare ancora la sorte Marco Zambuto, già centrista, poi esponente del Pd e ora pronto a scendere in campo appoggiato da una serie di liste civiche in predisposizione.
Terzo incomodo ma molto ben sostenuto a livello elettorale proprio Franco Miccichè che erediterebbe il pacchetto di voti targato Di Mauro ma non soltanto.
L’altro ieri (mercoledì’ 2 ottobre) infatti non è passato inosservato l’incontro capitolino fra Di Mauro, il vice ministro alle infrastrutture e leader 5 stelle in Sicilia Giancarlo Cancelleri ed il deputato regionale agrigentino del Pd Michele Catanzaro. Un incontro nel quale secondo radio palazzo si sarebbe parlato proprio della candidatura di Franco Miccichè a sindaco di Agrigento.
Diventa, dunque, concreta l’eventualità di una convergenza giallo rossa su Miccichè messo in campo dal pontiere (autonomista!?) Di Mauro. Se un accordo del genere si facesse, è il timore generalizzato, il rischio concreto è che ad Agrigento a livello elettorale non ce ne sia più per nessuno.
Naturalmente in politica queste considerazioni lasciano il tempo che trovano e poi nelle urne può succedere di tutto ma i timori fra i politici di quell’area sono diffusi.
Ma c’è di più. Lo strappo agrigentino potrebbe ’emigrare’ ed diventare strappo palermitano. Possono i partiti che sono nell’alleanza che sostiene Musumeci accettare in silenzio una simile convergenza di un pezzo dell’alleanza verso lidi giallorossi? Difficile che un evento del genere non abbia conseguenze politiche e non determini un effetto domino sui già difficili equilibri interni.
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