“Il centrodestra ha fatto male a riaprire le porte a Cuffaro dopo la condanna per favoreggiamento. E penso che alla Sicilia non servano ponti ma autostrade, ferrovie e aerei”. Parola di Rosy Bindi, ex ministra della Salute e della Famiglia ed ex presidente della commissione parlamentare Antimafia. Ora che non ha più incarichi, Bindi ha scelto di diventare “conferenziera a titolo gratuito”,
“Mi rivolgo al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per chiedere se è possibile fare politica senza essere discriminati o etichettati in maniera faziosa. Provo forte imbarazzo a leggere, come avviene quotidianamente, attacchi alla libertà di fare politica. Da una che è stata parte importante delle Istituzioni, spiace, ancor di più, leggere le affermazioni che ha rilasciato”. Lo dichiara il segretarioì regionale della Democrazia Cristiana, Stefano Cirillo, in merito alle dichiarazioni di Rosy Bindi.
“Ma ciò che mi preoccupa è l’istigazione messa in atto dal quotidiano La Repubblica. Fuorviano – prosegue – le dichiarazioni di Rosy Bindi che invoca la magistratura, i cittadini e le forze politiche a vigilare come se la Democrazia Cristiana fosse un soggetto politico pericoloso. Mi. rendo perfettamente conto che la crescita della DC mette in crisi alcuni
dirigenti di partito che sono diventati intolleranti e non si spiegano come questa crescita sia stata possibile. La Bindi, dal suo pulpito di sinistra, viene riesumata politicamente per indicare al centrodestra gli errori di stare con Cuffaro e con la Democrazia Cristiana”.
“Credo che – continua Cirillo – intimidire l’elettorato e un partito politico come il nostro dimostra la debolezza della nostra cultura politica. È un segno di una società che non riesce a modernizzarsi e andare oltre agli stereotipi del giornalismo di Report e da quotidiani attacchi dei più disparati soggetti in cerca d’autore”.
“Da segretario regionale della Democrazia Cristiana mi sono chiesto se è giusto rispondere a questi costanti attacchi che nulla hanno a che vedere con la politica e che usano dei bersagli che hanno pagato le loro pene forse più del dovuto. Ho creduto nel riscatto di un uomo, Totò Cuffaro, che ho conosciuto, uscito dal carcere, in un percorso di rinascita unico per la sofferenza che un uomo come lui si portava dietro. Insieme, in Burundi, oltre a scoprire un’amicizia vera ho visto un uomo dalla grande umanità e dal rispetto dei valori. L’ho seguito con attenzione durante un lungo periodo che lo ha portato alla riabilitazione e ho riconosciuto in lui il desiderio di riscatto etico e morale, mettendosi al servizio di un nuovo modo di fare politica con i giovani e con le donne”, continua.
“Questo agire in maniera nuova ha fatto crescere, malgrado tutti gli attacchi, la credibilità di un uomo che, con i fatti, ha cambiato la sua vita conservando i valori in cui crede, partendo proprio dalla politica. Molta gente ha creduto nella bontà della proposta di Totò Cuffaro ed è venuta fuori la Democrazia Cristiana, che oggi appartiene a tutti e che è un modello giovane di politica fatta tra la gente pulita. Ma è soprattutto un’ideologia che si rifà a valori umani indiscutibili.
Operazioni di disinformazione costante e di etichettatura per chiunque è vicino alla Democrazia Cristiana cercano di fermare in maniera discriminatoria un modello spontaneo e genuino di fare politica”.
“Per questo dico a Lei, Presidente della Repubblica, ma anche ai nostri amici, a futura memoria, che se qualcuno pensa di rallentare la corsa della Democrazia Cristiana ha fatto male i conti. Questa storia della Democrazia Cristiana o avrà un impatto concreto ed efficace nel dare risposte alla gente senza farsi intimorire, andando avanti a testa alta liberamente, oppure un domani sarà ricordato come un ennesimo tentativo di cambiamento che fa paura e che in tanti cercheranno di ostacolare in una terra dove ‘Bisogna cambiare tutto affinché nulla cambi'”, conclude Cirillo.