Ida Cuffaro, la figlia di Totò Cuffaro, potrebbe diventare magistrato. L’ex governatore della Regione non esita a manifestare tutto il suo orgoglio e dichiara: “Io sono molto orgoglioso della scelta di mia figlia perché testimonia la grande e ostinata fiducia che mia figlia ha nella giustizia, d’altronde come la mia. E ritengo che la scelta di Ida sia la sconfitta della mia sconfitta”.
La “sconfitta” di Cuffaro
La sconfitta alla quale fa riferimento Cuffaro è la condanna, già scontata, per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio. Durante gli anni trascorsi in carcere Cuffaro è stato un detenuto modello, ha studiato legge, ha scritto dei libri, e non ha mai smesso di proclamare la sua fiducia nella giustizia, nonostante la condanna subita.
Il concorso in magistratura di Ida Cuffaro
Ida Cuffaro ha superato gli esami scritti per diventare magistrato. Il suo nome è tra quelli degli aspiranti giudici ammessi agli orali nell’ultimo concorso in magistratura. A superare lo scritto, una prova assai impegnativa, solo il 5,7% degli aspiranti. Dei 3797 candidati che si erano presentati l’estate scorsa a sostenere la prova scritta, sono stati ammessi infatti solo in 220 per 310 posti disponibili, e tra loro c’è proprio Ida Cuffaro.
La gioia di Cuffaro
“Io condivido pienamente – aggiunge Cuffaro – la scelta di mia figlia di volere fare il magistrato perché è la cosa più bella che potesse fare, una scelta di legalità”. E ancora: “Lo so che lei non vorrebbe che io ne parlassi, non ama stare al centro dell’attenzione”.
La polemica condannati per mafia e politica
Di Totò Cuffaro, nelle ultima settimane, si è molto parlato a proposito della polemica relativa a condannati per mafia e impegno politico dopo che l’ex Presidente della Regione ha mostrato il suo appoggio al candidato sindaco di Palermo del centrodestra, Roberto Lagalla. Una campagna elettorale, quella del capoluogo siciliano, in cui non mancano i veleni.
Due giorni fa, Cuffaro è intervenuto nuovamente sulla polemica, rilasciando alcune dichiarazioni all’Ansa.
Ha detto all’agenzia di stampa: “Non sono mai stato ritenuto affatto colluso con la mafia dalla sentenza che ho subito”.
Negato rapporto collusivo con la mafia
“I processi celebrati sono stati due”, ha puntualizzato. “In tutti e tre gradi di giudizio relativi al processo per l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa – ha affermato Cuffaro – è stato escluso che sia stato legato da un rapporto collusivo con la mafia perché i giudici hanno ritenuto inesistente il patto di natura politico-mafiosa o di scambio elettorale con l’organizzazione mafiosa di cui ero stato infondatamente accusato”.
In questi giorni “disinformazione”
Cuffaro ha spiegato di tornare “sui fatti relativi ai processi” per “ristabilire la verità storica e processuale della vicenda giudiziaria” dopo “l’inaccettabile e crescente disinformazione non più tollerabile” delle cronache di questi giorni. Per l’ex governatore, ora commissario della Dc Nuova, la sentenza “col sigillo della Corte di Cassazione” dovrebbe indurre “i detrattori a porre fine all’insopportabile travisamento della realtà cui abbiamo assistito ormai da settimane, perché non corrisponde al vero né alla realtà processuale che sia stato ritenuto in rapporto organico con la mafia”.
La condanna legata a “favoreggiamento personale”
Riguardo alla condanna definitiva e alla pena che ha scontato a Rebibbia, Cuffaro ha detto: “E’ legata al solo favoreggiamento personale che mi è stato contestato nei confronti dell’amico Mimmo Miceli e soltanto indirettamente nei confronti di Giuseppe Guttadauro, col quale quest’ultimo si relazionava”. L’ex governatore ha sottolineato che per i giudici la sua responsabilità “per tale singolo fatto sarebbe consistita, sotto il profilo del dolo eventuale, che allorquando, secondo l’accusa, avrei avvertito Miceli dell’esistenza d’indagini nei suoi confronti, quest’ultimo lo avrebbe poi riferito a Guttadauro in ragione delle loro frequentazioni”. E “poichè Guttadauro all’epoca dei fatti era ritenuto un soggetto compromesso col sistema mafioso – ha proseguito Cuffaro – il favoreggiamento imputatomi avrebbe assunto una forma ‘aggravata’ proprio per tale ragione poiché si è ritenuto che ne sarebbe rimasta avvantaggiata anche l’organizzazione mafiosa”.
Mai contatti con mafiosi
“Ma un fatto del tutto episodico, così come ricostruito – ha affermato Cuffaro – con questa peculiare caratterizzazione, non può autorizzare alcuno a ritenere che da esso siano emersi gli elementi di una collusione con la mafia perché non ho mai avuto alcun contatto né con Guttadauro nè con nessun altro esponente dell’organizzazione mafiosa”. “Tra l’altro – ha concluso – l’impostazione accusatoria che ha generato la mia condanna non aveva convinto unitamente tutti i giudici che si sono occupati del processo, tanto ciò è vero che di fatti il Tribunale non aveva ritenuto aggravata la condotta di favoreggiamento, così come avvenuto successivamente nel giudizio di Cassazione da parte del procuratore generale, che invero aveva chiesto l’annullamento della sentenza di condanna”.
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