Cuffaro e la resa dei conti del Pd |Partito pronto ad implodere

Ne uccise più la lingua che la spada dice un vecchio adagio. E mai fu più vero di oggi. da consumato signore della politica Totò Cuffaro getta la pietra nello stagno e poi ritira la mano e precisando di non aver mai sostenuto di voler tornare in politica ne di controllare nulla e nessuno, sta adesso a guardare l’effetto di quella pietra che si propaga concentricamente nell’acqua dello stagno che è il Pd

E le parole dell’ex presidente della Regione che non si fa tirar per la giacca nella polemica e si limita a ribadire di non voler tornare in politica, sono motivo per la faida interna che era lì pronta a scoppiare ma senza che alcun motivo si presentasse all’orizzonte.

Una resa dei conti che vede da una parte Cracolici e s i suoi che si sentono investiti della primogenitura e dunque gli eredi veri e puri di un partito vero e puro e, al tempo stesso,rischiano di essere messi da parte per vetustà politica dai rottamatori di Renzi che crescono in numero e voti e spostano il partito verso il centro. Dall’altra parte proprio i renziani vecchi e nuovi che non ci stanno ad essere definiti cuffariani ma che vogliono rappresentare il nuovo ma non disdegnano i voti che vengono dal centro, che in alcuni casi sono cresciuti in quel centro e che spesso si trovano a confrontarsi con un partito che da un lato li ha voluti e dall’altro fa loro la guerra dal basso impedendo perfino il tesseramento dei loro uomini e delle loro donne, tenendo nascosti termini, condizioni e campagne con un modo di fare carbonaro.

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Sembra aver perso il controllo del partito e delle sue correnti il segretario regionale Fausto Raciti, scomparso dalla scena politica degli ultimi mesi e ricomparso ieri  per annunciare il blocco del tesseramento e la verifica scatenando la furia dei renziani dell’Isola che chiedono il commissariamento del partito.

“Il Pd in Sicilia non è erede del cuffarismo. Chi rimesta tessere sbatterà il muso – dice sicuro Raciti -. Bisogna smetterla con fantomatiche invasioni cuffariane all’interno del Partito democratico. Saremo inflessibili, le commissioni provinciali di garanzia faranno verifiche su ogni
tessera. Il tesseramento e’ stato concluso a fine gennaio, ma ho notizia di pratiche disinvolte; interverremo duramente e annulleremo le tessere laddove saranno accertate anomalie, passaggi di pacchetti di tessere e scalate”.

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Ma lo scontro al vertice del partito è subito servito e al segretario risponde il Presidente regione Giuseppe Bruno per il quale “hanno una paura matta del cambiamento impresso da Renzi, soprattutto in Sicilia”. Ma la controreplica a bruno non arriva da Raciti da da Antonello Cracolici. L’assessore all’agricoltura parla da capo corrente e non fa un favore a Raciti che fa apparire non come segretario superpartes ricordando a tutti come il giovane Fausto sia un ‘giovane turco’.

“Il bue che dice cornuto all’asino – dice Cracolici che usa facebook e non le vie ufficiali. Giuseppe Bruno, esperto in cuffarite – risponde Antonello Cracolici – mi accusa di essere stato consociativo con Cuffaro. Dimentica che lui c’è cresciuto, militando persino nella stessa corrente interna. Si e’ formato alla sua scuola. Io quella cultura l’ho combattuta da sempre. Ma del resto uno che non e’ riuscito a farsi
eleggere nemmeno in un condominio, pensa di poterci riuscire cercando di delegittimare la storia degli altri”.

Ma Bruno non sta zitto ad ascoltare Cracolici e getta nell’agone tutta la sua acredine politica: ” Cracolici si vanta di saper raccogliere più voti di preferenza di me? Forse è vero, del resto il mio ed il suo modo di fare politica sono palesemente diversi. E poi io di essere un ‘signore’ delle preferenze in Sicilia non sarei per nulla cosi’ fiero. Per il resto, grazie al cielo, la storia politica e personale mia e di Cracolici sono ben note ai siciliani”.

La partita è aperta e a segnare il fatto che lo scontro servirà a dire chi sarà la vera guida del Pd siciliano nel prossimo futuro (nel paese i giochi sono chiari ma la Sicilia è sempre un’altra cosa) è il ritorno all’agone pubblico di Luca Sammartino che nel partito è entrato con il suo gruppo anche per volontà di Raciti ma che c on Raciti oggi non sembra proprio continuare un percorso comune: “Le strumentalizzazioni di fatti e uomini della storia politica recente della Sicilia, per condizionare le scelte politiche nel Pd, hanno perso il proprio fascino. Sono molto preoccupato per il futuro del Partito democratico in Sicilia, perché i valori e il patrimonio di idee del Pd, che, con la guida di Renzi nel resto d”Italia, hanno creato le condizioni perché tanti giovani, e non, si ritrovassero per dare una nuova speranza all’Italia, nella nostra regione rimangono ‘ostaggio’ di una parte del partito, per essere usati esclusivamente per regolare dei conti politici e forse personali”.

Sammartino annuncia sì una verifica ma non sulle tessere, piuttosto sul dove va il pd siciliani “Bisogna a questo punto chiedersi se il partito in Sicilia ha la voglia di aprirsi alla speranza dei tanti, donne e uomini, che vedono in questo partito l”occasione di un concreto riscatto della nostra isola. Auspico che ciò avvenga senza strumentalizzazioni e, soprattutto, in linea con quanto più volte manifestato dagli organi di partito nazionale e regionale”.

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