Sindacati e lavoratori dell’Amap si mobilitano, lo spettro della crisi dell’azienda tiene banco. Una paura legata alla blocco del pagamento degli stipendi ai 686 dipendenti. Anche le forniture potrebbero essere a rischio, dal carburante alle sostanze per il trattamento delle acque. Tutto questo in seguito al sequestro da 20 milioni di euro operato dai finanzieri nei confronti della municipalizzata che gestisce il servizio idrico nel capoluogo e in provincia. Il provvedimento ha colpito i vertici e anche i beni dell’azienda stessa.
Lunedì 29 maggio si svolgerà una assemblea dei lavoratori davanti alla sede della prefettura di Palermo in via Cavour. Il sit in programmato dalle ore 8 alle 12. “Pertanto – fa sapere in una nota Amap – potranno verificarsi rallentamenti o disservizi per gli utenti per tutti i servizi aperti al pubblico”.
Ieri era partito il grido d’allarme lanciato dai sindacati che hanno parlato di crisi e rischio emergenza nei comuni gestiti dall’Amap, una quarantina tra capoluogo provincia. I sindacati hanno chiesto alle istituzioni di intervenire per evitare un’emergenza che potrebbe travolgere Palermo e quasi tutta l’area metropolitana.
Due giorni fa è scattata l’operazione del sequestro dei beni. I vertici, ex e attuali, sono indagati per indebita percezione di erogazioni pubbliche aggravato dalla qualifica di “incaricati di pubblico servizio”. Secondo le indagini dei finanzieri avrebbero causato un danno superiore a 100 mila euro agli interessi finanziari dell’unione europea. L’inchiesta si è focalizzata sul prestito agevolato di circa 20 milioni di euro che la società pubblica aveva ottenuto dalla Bei sul fondo europeo per gli investimenti strategici (“Efsi”) con garanzia concessa dall’unione europea. Fondi per la realizzazione di un programma di investimento nel settore della produzione di acqua potabile e trattamento delle acque reflue.
I manager dell’Amap, secondo le indagini avrebbe utilizzato dei raggiri per impedire a Bei di procedere alle valutazioni di competenza. In pratica l’Amap era obbligata, per ottenere i fondi, al rispetto delle condizioni per l’ottenimento o la revoca del finanziamento erogato. In tal senso i vertici avrebbero consapevolmente omesso di comunicare alla banca che tra il 2017 e il 2020 ci sarebbero state “gravi e reiterate violazioni, anche di rilevanza penale, in materia ambientale”. Il riferimento è all’ordinanza di commissariamento giudiziale emessa nel 2021 dal gip di Palermo e nella successiva richiesta di rinvio a giudizio dei responsabili. Altra inchiesta, questa, collegata ad una presunta mala gestione di diversi depuratori con scarico a mare di reflui non trattati.