Scende al 31% il numero di posti letto in reparto occupati da pazienti Covid, ma rispetto al 31 gennaio cresce da 3 a 5 il numero di regioni che superano la soglia di allerta del 40%.
Cala ancora, a livello nazionale, il numero di posti letto in terapia intensiva occupati da malati Covid, attestandosi al 25%, un punto percentuale in meno rispetto a domenica 31 gennaio, ma 6 regioni continuano a superare la soglia critica del 30%. È quanto emerge dagli ultimi dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) e relativi al 5 febbraio.
Le 6 regioni che superano la soglia d’allerta del 30% di posti occupati nelle terapie intensive sono: Friuli Venezia Giulia (37%), Marche (32%), Bolzano (35%), Trento (36%), Puglia (37%), Umbria (51%).
Per quanto riguarda invece i posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di medicina, pneumologia e infettivologia, le 5 regioni che superano la soglia del 40% sono: Friuli Venezia Giulia (42%), Marche (45%), Provincia Autonoma di Bolzano (46%), Puglia (41%) e Umbria (48%).
Servono misure urgenti in Italia per riuscire a individuare le varianti del virus Sars-CoV-2 e bloccarle prima che si diffondano: è l’appello dell’Italian Renaissance Team contro Covid, il gruppo che riunisce oltre mille esperti del mondo accademico, istituzionale e dell’industria riuniti, a titolo personale e non per conto delle organizzazioni cui appartengono, per essere di supporto ai decisori politici e non, per le questioni relative all’emergenza imposta dalla pandemia di Covid-19 in Italia. “La situazione in Europa e soprattutto in Italia è, a tendere, estremamente preoccupante.
Le misure alternate ‘apri e chiudi’ intraprese negli ultimi mesi non hanno contribuito a riportare la situazione sotto controllo e si fa un’estrema fatica nel tenere stabile il numero delle nuove infezioni giornaliere”, osserva il fondatore del gruppo, il farmacologo Carlo Centemeri, dell’Università Statale di Milano. Il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, non ha dubbi che “stiamo attraversando la fase più critica della pandemia” e per il microbiologo e virologo Roberto Burioni, dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, “è indispensabile potenziare la sorveglianza nei confronti delle varianti per non farci cogliere di sorpresa”. Il problema delle varianti è anche all’attenzione dell’Agenzia europea dei medicinali (Ema): “Da Ema stiamo attentamente monitorando le varianti di Sars-CoV-2 per capirne l’impatto sull’efficacia degli anticorpi monoclonali e sui vaccini”, dice Marco Cavaleri, presidente della task force Vaccini dell’Ema.